Un viaggio che ha portato mamma Victoria e le sue bambine dall'est dell'Ucraina al cuore di Sora, a Canceglie. Un appartamento tra i vicoli del centro storico, di fronte la casa natale del maestro Vittorio De Sica. È stato il destino a scegliere come ultima tappa del loro viaggio Sora. Non hanno nessun parente, conoscente nella città Volsca, ma nei loro occhi la serenità di essere lontane dalla guerra. Victoria, 42 anni, in Ucraina è una maestra di scuola elementare e le sue bambine, Assol di undici anni e Adelina di nove da pochi giorni siedono tra i banchi dell'istituto comprensivo Sora due. I loro amici sono lontani, ma la voglia di continuare a vivere abbatte ogni tristezza e non si scoraggiano nell'andare avanti, anzi, hanno voglia di imparare l'italiano.

Victoria ci racconta il loro viaggio
«Siamo a Sora da una settimana. Una sera alle 21 mia sorella mi chiamò dicendomi che all'indomani, alle sei, lei e la sua bambina sarebbero partite per arrivare in Italia da una conoscente a Supino. In pochi minuti ho dovuto decidere il futuro delle mie figlie e il mio. La realtà degli ultimi giorni in Ucraina stava diventando insostenibile. Noi abitiamo nella zona est, a Kaminske, lì la situazione è stata abbastanza tranquilla fino a dieci giorni fa. La guerra stava arrivando anche a casa nostra. Le sirene hanno iniziato a suonare non solo di giorno, ma anche di notte, più di una volta. E sentivamo le bombe troppo vicine. Le notti stavano diventando invivibili, impossibile scendere sempre nella cantina più volte nel cuore della notte, allora ci eravamo organizzati così: materassi attaccati ai muri dove non c'erano le finestre. Capite che quando ho ricevuto la telefonata di mia sorella ho dovuto prendere una decisione, seppur drastica, però che mettesse in salvo le mie figlie».

Continua il racconto Victoria che non conosce la lingua italiana, ma grazie ad una gentile interprete è stato possibile conoscere la sua storia
«E quindi decidemmo di partire, un borsone grande e tre zainetti e tanta speranza nel cuore. Siamo arrivate in Polonia e lì abbiamo dormito in un'area di prima accoglienza, poi il bus per Roma e il treno per Ferentino-Supino».

Le due donne con le rispettive figlie sono però state separate
«Durante lo screening mia sorella è risultata positiva e non l'ho più vista. Tramite la prefettura ed una cooperativa, lo stesso giorno, ci hanno assegnato un appartamento a Sora. Con mia sorella sono in contatto telefonico, lei a Sora non credo vorrà venire perché la sua conoscente è di Supino e la figlia si sta ambientando lì. Noi però anche stiamo facendo amicizie a Sora, quindi non so se sarà possibile avere una casa insieme».

Mentre Victoria racconta l'arrivo a Sora le sue figlie scherzano e giocano e raccontano che hanno conosciuto la comunità ucraina a Sora nel capannone gestito dall'associazione Noi X San Rocco che sta raccogliendo indumenti e cibo da consegnare ai profughi in terra Ucraina. Ma anche chi arriva a Sora viene invitato a "vestirsi" a San Rocco. E così anche Assol ed Adelina, insieme alla sua mamma, si sono volute sentire parte attiva dell'emergenza e si recano al punto smistamento ed aiutano a catalogare i beni. Poi i sogni nel cassetto delle due bambine non sono rimasti in Ucraina. Assol studiava per diventare una giornalista e si stava esercitando in una scuola per portare avanti la sua passione, mentre Adelina ama il pianoforte e nella sua terra era impegnata anche in saggi che appassionavano il pubblico.

«Grazie al popolo italiano che ci dimostra affetto e vicinanza. Ora le mie bambine frequentano la scuola ed anche lì le insegnanti le coccolano. Domenica abbiamo pranzato a casa di italiani e visitato Isola del Liri: bellissima la cascata. Le mie bambine sono felici e per me è il più bel regalo – ha concluso Victoria – Non so ancora come ho fatto a lasciare tutto e ad affrontare un viaggio senza meta».