Ha pensato a come avrebbe potuto aiutare soprattutto quelle mamme e bambini che da un giorno all'altro si sono ritrovati a lasciare casa, affetti, scuola, quotidianità, la loro terra, per mettersi in salvo. Quelle notizie e quelle immagini in tv l'hanno portata a scendere in campo e grazie alla sinergia, alla collaborazione di persone dal cuore grande, ha dato aiuto e supporto a profughi ucraini. L'iniziativa di Mihaela, di origine romena, residente ad Alatri, è stata accolta con grande spirito di collaborazione da cittadini, comune, chiesa e volontari.
Nelle scorse settimane sono stati accolti tre nuclei familiari, di cui sette bambini. Ci siamo fatti raccontare proprio da Mihaela come è nata la sua iniziativa e l'accoglienza dei profughi nella città di Alatri. «Vedendo mamme e bambini costretti a scappare lasciando tutto, fuggendo verso una terra sconosciuta per salvare i loro figli, ho cercato di fare qualcosa. Essendo una mamma poi, non ho potuto farne a meno. E sono felice che tante altre mamme e famiglie hanno collaborato. I cittadini di Alatri da subito hanno portato medicinali, cibo, vestiti. Il sindaco Maurizio Cianfrocca mi ha chiamato e ci siamo incontrati per capire come il Comune potesse aiutarci. E ha messo a disposizione due dipendenti per le pratiche burocratiche, per il corso di lingua italiana. E tramite Patrizio Ciangola ed Eleonora Tavani sono entrata in contatto con il parroco di Tecchiena don Luca Fanfarillo. Contemporaneamente tramite i social ho contattato gruppi ucraini e ascoltato le loro richieste. Ho creato, inoltre, il gruppo Facebook "Frosinone per l'Ucraina"».
Quindi l'accoglienza di famiglie in fuga
«L'11 marzo con un pulmino sono andata a prendere alla stazione Terminia Roma,una coppia con tre figli.
Avevano viaggiato per cinque giorni, tramite treni, macchine, senza dormire mai in una stanza, solo nelle stazioni. Erano esausti. Tramite Patrizio ho contattato don Luca il quale ha messo a disposizione la casa parrocchiale. Nel frattempo ho ricevuto la richiesta di una mamma che era in viaggio sola con due bambini e abbiamo accolto anche loro. E qualche giorno dopo una famiglia con due bimbe. Anche loro nella stessa casa parrocchiale dove hanno trovato comodità, cibo grazie anche alla Caritas, e non manca la donazione di vestiti, giocattoli da parte della comunità. Sono tutte persone educate. Avevano una vita in Ucraina. Un lavoro. Alcuni avevano comprato da poco una casa e una macchina. Uno dei bambini è campione di scacchi, una bambina dipinge, un'altra fa danza. Hanno dovuto interrompere la loro quotidianità. Le mamme sono gentili, addirittura si vergognano quando le porto con me a fare la spesa, non vogliono che riempia il carrello per loro. Non sono abituate, sono persone indipendenti. Il pomeriggio prendo mia figlia all'asilo e andiamo a trovare i bambini, come li chiama lei, e spesso ceniamo con loro, come una famiglia. Noi stiamo imparando qualche parola di russo e loro di italiano. Per i due papà, appena saranno pronti i documenti, ci impegneremo per trovare loro lavoro. Perché hanno voglia di lavorare per poter prendere una casa in affitto e mantenere la loro famiglia».
Una grande risposta per la raccolta di beni
«Ho iniziato la raccolta nel bar che gestisco da oltre otto anni, "Il Golosone". Il 27 febbraio, tramite il gruppo volontari in Europa, ho trovato il punto di raccolta a Roma. Dopo aver chiesto alla società Meta Autonoleggio di Valentino Stanca un aiuto a trasportare il tutto a Roma, abbiamo consegnato pacchi pieni di medicinali, vestiti, scarpe, cibo, grazie alla catena di umanità di tante persone che ringrazio. Inoltre alcune mie dipendenti del bar hanno partecipato di tasca loro per la spesa delle famiglie, e straordinari sono anche i nostri clienti del bar, che portano alimenti vari, hanno donato anche vestiti, giochi. Abbiamo una bella comunità. In tanti hanno risposto alla mia iniziativa ed è servito l'aiuto di tutti coloro che hanno contribuito e contribuiscono tuttora per cercare di dare aiuto a chi è stato costretto a lasciare tutto.