Sono arrivati con qualche giorno di ritardo, ma l'abbraccio della comunità è stato ugualmente caloroso e ha strappato qualche sorriso a chi è stato costretto ad abbandonare la propria terra, la casa, gli affetti, la scuola, per fuggire dal frastuono delle bombe e dei missili che hanno raso al suolo diversi paesi dell'Ucraina e fatto registrare numerose vittime.

Madri fuggite soprattutto per mettere in salvo il futuro dei loro figli. Martedì pomeriggio sono giunti a Morolo otto dei dieci profughi il cui arrivo era previsto la scorsa settimana. Ma due di loro (attualmente in isolamento a Rimini) sono risultati positivi al covid-19 e quindi è stato necessario rispettare tutte le procedure. Addobbi a festa, con i colori giallo e blu dell'Ucraina, mazzi di fiori e tanti regali.

Un'accoglienza davvero calorosa per gli ucraini, tra bambini e mamme, di cui quattro minori di 3, 9, 11 e 15 anni. Il viaggio è stato gestito dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che è presente a Leopoli. «Alcuni sono stati accolti dalla nostra casa famiglia in paese - sottolinea Domenico Pascaretta della comunità Papa Giovanni XXIII - Nello specifico una mamma e un bambino. Mentre altri sei sono stati accolti nella casa parrocchiale da don Onofrio.

Ci sono una mamma con tre bambini, la zia materna e una ragazza di diciannove anni che si è unita nel viaggio con loro. Morolo è un piccolo borgo ma stiamo constatando quanto possa essere forte un abbraccio di una comunità che si è subito mobilitata; in tanti hanno portato vestiario per i profughi. Grande è stata la solidarietà. La madre che abbiamo accolto noi è fuggita portando via solo due buste della spesa. La catena di solidarietà continua ad essere grande».

Una accoglienza davvero straordinaria che ha reso felici anche i bambini. A loro sono stati regalati giocattoli e uova di cioccolato, mentre alle donne mazzi di fiori. Donne che hanno preso per mano i loro figli e sono fuggite. Quando senti il frastuono delle bombe e dei missili non pensi a prendere lo zaino, che magari avevi preparato già da giorni, ma prendi la mano di chi ti è accanto e fuggi. Stringi la mano di un figlio per cercare di portarlo al sicuro. Ed è quello che hanno fatto le madri accolte a Morolo e le tantissime che sono fuggite dalla loro terra per raggiungere altre nazioni. Donne che hanno camminato a piedi anche per giorni, che hanno lasciato i loro mariti, i padri dei loro figli a combattere o comunque a prestare servizio nella loro terra.