Immagini che "raccontano" momenti difficili, drammatici. La fuga, la paura, il senso di impotenza, l'incertezza del futuro. Foto soprattutto di donne e bambini stretti mano nella mano. Quella mano afferrata mentre il frastuono delle bombe, dei missili, degli ordigni sganciati anche su case, scuole, ospedali. Poi la fuga per mettere in salvo soprattutto il futuro dei loro figli, lasciando mariti, padri a combattere per la loro terra. Immagini di passeggini, carrozzine dove da sotto le coperte si scorge il viso anche di neonati. Molti bambini anche senza genitori.

E poi la stazione ferroviaria diventata la prima fermata della speranza per chi arriva dall'Ucraina. Centri sportivi diventati un grande accampamento dove sostano tantissimi profughi che aspettano permessi e passaggi per raggiungere altre destinazioni.

Immagini da Przemysl, città polacca, che in questi giorni sono postate sulla pagina Facebook della parrocchia della Sacra Famiglia di Frosinone. Il parroco don Pietro Jura è originario proprio della Polonia dove ad oggi sono arrivati più di 2 milioni di profughi ucraini. La sua città, Piotrków Trybunalski, è a 479 chilometri da Przemysl. Il sacerdote aveva programmato una visita in Polonia, dai suoi familiari, prima che scoppiasse la guerra. Visita che non ha voluto rimandare, anzi,è partito per cercare di dare un aiuto. Lo abbiamo contattato per cercare di dare "voce" alla carrellata di immagini da Przemysl da dove passa la maggioranza delle persone in fuga dal conflitto.

Quando è arrivato nella sua terra d'origine cosa ha fatto?
«Arrivato nella mia città con alcuni amici abbiamo fatto la spesa di alcuni beni di prima necessità e di alcuni medicinali e siamo partiti a Przemysl dove abbiamo consegnato tutto nel centro di raccolta e di smistamento»

Ha raggiunto la città sulla frontiera con l'Ucraina. Cosa ha visto?
«La stazione dove arrivano gli ucraini è strapiena di gente al momento dell'arrivo del treno da Leopoli. Poi pian piano si svuota, perché tutte le persone vengono spostate nei centri di accoglienza. Scendendo dal treno, ricevono i primi aiuti, poi vengono portate nelle diverse città della Polonia, ma anche fuori, ci sono pullman, bus e macchine da diversi paesi europei».

Sulla pagina della parrocchia si vedono tante foto che "raccontano" momenti drammatici...
«Ho visitato un centro sportivo strapieno di letti, pieno di donne, bambini e ragazzi. Gente distrutta psicologicamente. Oggi (ieri, ndr), ho incontrato alcuni bambini in un convento, accompagnati da sei adulti. Hanno da un mese a 17 anni. La gente del posto offre il cibo, alcuni hanno già iniziato la scuola. Due adulti hanno iniziato a lavorare. I problemi sono tanti. Ciò che più rattrista è che sono soli,alcuni hanno lasciato genitori in Ucraina. I loro occhi sono tristissimi».

Com'è l'accoglienza?
«L'accoglienza in Polonia per ora sembra che funzioni: tantissime persone sono accolte nelle case private, nelle strutture comunali e della chiesa. Uno sforzo enorme visto che ci sono più di 2 milioni già sul territorio polacco».

Si avverte la paura anche in Polonia?
«La gente è spaventata e ha la paura per la minaccia di Putin contro la Polonia».

Tante iniziative per il popolo ucraino dalla Ciociaria. Sostegno anche dalla Caritas...
«Come parrocchia ci uniamo alla Caritas diocesana nella raccolta dei fondi da trasferire in collaborazione alla Caritas della Cei alle Caritas dei paesi limitrofi all'Ucraina».