Nell'aria un forte odore di zolfo, negli occhi delle donne il terrore, nei bambini un sorriso strappato. I volontari de "Il giardino delle rose blu" hanno raccontato, ieri pomeriggio, nella loro sede, il viaggio a Medyka, insieme alle suore salvatoriane, in Polonia, città al confine con l'Ucraina. Giovedì sera, dopo tre giorni, 4.300 chilometri e ventisette ore di viaggio, i volontari sono tornati al punto di partenza. Hanno portato sedici profughi ucraini, dieci donne, quattro bambini e due adolescenti.

Il convoglio era partito lunedì mattina all'alba, carico di beni di prima necessità, con tre diverse destinazioni: il primo per il campo profughi di Medyka, il secondo per un'unità militare di Bucha e il terzo per Kiev. «Torniamo da un'esperienza forte che ricorderemo per tutta la vita – hanno raccontato Emanuela Manca e Lucio Montini, volontari partiti lunedì per la missione umanitaria –Per noi che siamo genitori, vedere i bambini buttati per terra nei centri di accoglienza non è stato facile. Abbiamo visto negli occhi dei bambini il terrore– hanno continuato i volontari – ma malgrado tutto, cercavano un momento di gioco e di svago. Abbiamo cercato di regalare a loro un sorriso anche durante il viaggio».

La fuga dei profughi viene gestita dai responsabili del luogo al momento dell'arrivo degli aiuti. Ogni mezz'ora, con l'annuncio ai megafoni, viene data una speranza alle persone. Una volta arrivati al campo profughi di Medyka «abbiamo aspettato circa un'ora e mezza, dopodiché sono iniziate a salire le prime persone – hanno aggiunto – La gente ha paura di andare lontano, molti sono disperati, hanno visto radere al suolo la proprio casa». A Frosinone è tornato anche un bambino accompagnato dalla nonna e dalla bisnonna. La mamma è rimasta lì. È incinta e dovrebbe partorire nei prossimi giorni. Ha deciso così di salvare il proprio bambino affidandolo alle cure delle suore salvatoriane e ai volontari, di ritorno a Frosinone.

«L'immagine che non dimenticherò mai è quella di un centro commerciale con le vetrine dei negozi pieni di letti di emergenza, quasi come se fossero esposti per la vendita», ha concluso Emanuela. Promotore del viaggio e della raccolta avvenuta nel centro la scorsa settimana, è stato don Ermanno D'Onofrio, presidente e fondatore della fondazione internazionale "Il giardino delle rose blu". Per l'accoglienza, ha spiegato don Ermanno, «abbiamo messo a disposizione il nostro consultorio Anatolè, dove nei giorni scorsi sono state raccolte le disponibilità di diverse famiglie della provincia».

Infatti i profughi, dopo esser stati accolti dai volontari della fondazione, sono stati smistati nelle famiglie.
Insieme alla psicoterapeuta Roberta Cassetti è iniziato anche un percorso per aiutare ad alleviare il trauma subìto. «Traumi come questi – ha spiegato Cassetti – si depositano sotto la corteccia celebrare. Grazie a questo progetto riusciamo ad aiutare le persone a lasciar andare via il trauma nel passato».

Le altre iniziative
Il primo maggio al Nestor è previsto un primo grande evento a scopo benefico per il popolo ucraino: uno spettacolo di danza e opera lirica, "Visionary Opera", realizzato da "Danza d'Autore", di Kevin Arduini e Fausto Paparozzi. Grazie a un corridoio diretto con il dott. Andrey Turchin, capo medico a Kiev, il ricavato servirà per i bisogni dei cittadini. «Abbiamo individuato già un orfanotrofio», ha detto don Ermanno.