Kateryna e Anna, madre e figlia, di 40 e 6 anni sono a Sora da sabato scorso. Fuggite dalla guerra sono state ospitate dalla cognata della donna. Si legge la rabbia negli occhi di Kateryna mentre spiega con le lacrime la violenza che si sta consumando tra la sua gente. Con estrema dignità, pur ringraziando l'aiuto della sorella del marito che vive in Italia con la sua famiglia, lei si sente figlia dell'Ucraina e lì vuole tornare a vivere.

«In un giorno ho perso la mia vita. A Poltava lavoro, ho una macchina, una casa, la mia quotidianità, non avevo bisogno di nulla. Poi le bombe e la guerra hanno lasciato spazio al panico alla paura. Non siamo delle profughe io e mia figlia. Non voglio essere un peso qui, voglio tornare alla mia vita. Ricopro un ruolo apicale in un'azienda in Ucraina, la parola profuga non mi appartiene. La situazione lì era diventata pericolosa.
Ho una bimba di sei anni che quando le sirene, che annunciavano l'arri vo delle bombe, sono arrivate a suonare no stop, mi diceva di spegnere quel suono che stava diventando ossessivo. È stata bombardata l'università, oltre ai parchi, allo zoo. Tutto».

Kateryna ha un racconto drammatico dei giorni della guerra, è troppo forte quello che ha visto. «Migliaia le persone ammassate sui treni, sia nelle stazioni, sia sui vagoni. Non c'era modo di raggiungere il bagno, tutti appoggiati, in piedi continua la donna Chi era fortunato, nei vagoni diciamo di lusso, trovava un posto a terra dove accovacciarsi». E mentre racconta la sua storia, la figlia Anna gioca con il cuginetto italiano di nove anni Leonardo: non parlano la stessa lingua, ma il linguaggio dei bambini è universale e dopo essersi gustati un gelato, la bambina aveva desiderio di giocare in piazza Santa Restituta, nel centro di Sora, con gli altri bambini.

«Non manderò Anna a scuola in Italia, ha sei anni, sarebbe troppo lo shock per lei. In alcuni paesi dell'Ucraina già si stanno organizzando, le scuole, per la didattica a distanza, continuerà da Sora il suo percorso di studi, telematicamente ha concluso Kateryna Noi non siamo qui per restare, la nostra casa è in Ucraina, mio marito, i miei genitori sono lì, ed ho paura per la loro vita. Spero finisca al più presto la guerra».