I loro volti esprimono il grido d'aiuto della popolazione ucraina. Sono due donne che da circa vent'anni abitano a Sora. Qui hanno un lavoro e una famiglia, ma la loro terra non l'hanno dimenticata perché lì, dove oggi infuria la guerra, hanno ancora i loro cari, il loro ricordi, le loro radici. Genitori, sorelle, fratelli che non possono aiutare perché così distanti. Riescono saltuariamente ad avere un contatto telefonico, ma quando il cellulare non squilla la paura stringe la gola temendo il peggio.

Halyna e Lidiia si sono conosciute in un punto di raccolta degli aiuti alimentari della città. Si sono messe a disposizione per catalogare i beni di prima necessità raccolti in queste settimane grazie alla grande solidarietà della comunità sorana. Attraverso l'associazione "Noi per San Rocco" le due donne, nate entrambe in Ucraina, si sono sentite parte attiva nel fronteggiare, con i mezzi a disposizione, l'attacco bellico che i loro familiari stanno vivendo a 2.500 chilometri di distanza. Hanno impugnato i pennarelli e hanno scritto sugli scatoloni il contenuto, sia in italiano che in ucraino. Seguono con il fiato sospeso le immagini che la televisione trasmette, ma le loro giornate si dividono tra famiglia, lavoro e punto di raccolta.

«Ci siamo subito messe a disposizione dei punti raccolta della città - spiega Halyna - Dove c'era bisogno siamo andate. Prima abbiamo collaborato con il dottor Lucio Conte, sotto la cattedrale Santa Maria Assunta, c'è stato il primo punto raccolta con tantissime donazioni; poi, a turno per tutta la giornata, noi ucraini abbiamo dato un sostegno fattivo all'associazione "Noi per San Rocco". Abbiamo fatto nascere un gruppo whatsapp, siamo 45 persone tra donne e uomini, che ci alterniamo per essere parte attiva».

Halyna e Lidiia non si stancano di ringraziare i sorani per il gran cuore dimostrato e le associazioni sensibili che hanno coordinato le raccolte. «Noi vorremmo stare in Ucraina a difendere la nostra terra, ma abbiamo figli e mariti qui, solo questo ci frena. Il pensiero resta fisso lì. Quando suonano le sirene le nostre famiglie scendono nelle cantine, ogni famiglia ne ha una, che con la guerra sono diventate dei rifugi. L'allarme risuona anche durante la notte».

Halyna spiega che in questi giorni aspetta l'arrivo di una sua amica con una bambina di dieci anni che ha problemi di salute e ha bisogno di cure specialistiche. «I miei genitori non si spostano dall'Ucraina - aggiunge Lidiia - Mi hanno risposto che non possono lasciare tutto. Per me l'importante è che siano vivi».