La malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza. Insorge più frequentemente dopo i 65 anni di età e colpisce più spesso le donne. Le cause del progressivo decadimento delle funzioni cognitive, a cominciare dalla memoria, sono ancora ignote, anche se sono stati identificati numerosi fattori che aumentano il rischio di sviluppare la patologia: l'età avanzata, la storia familiare, traumi cranici, stili di vita e condizioni che comportano problemi ai vasi sanguigni.

Non esiste per ora una cura per l'Alzheimer: i trattamenti disponibili consentono di alleviare i sintomi e, in alcuni casi, di rallentare la progressione della patologia. Oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, circa 35,6 milioni di persone nel mondo sono affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi. In Italia, secondo l'Istat, circa 1 milione di persone è colpito da questa malattia. Il numero di persone con demenza, e principalmente Malattia di Alzheimer, potrebbe triplicare nei prossimi 40 anni con costi sociali ed economici elevatissimi.

Anche di fronte a questa malattia, un aiuto arriva dalla tavola e da ciò che mangiamo. Un menu a base di verdure, frutta secca e pesce mostra infatti buone possibilità di allontanare il rischio Alzheimer. Nocciole, mandorle, noci e anche carne di pollo sono alimenti che contengono acidi grassi polinsaturi omega-3, e che hanno la capacità di ridurre i tassi sanguigni della proteina beta-amiloide, ritenuta la principale responsabile dei problemi di memoria e della malattia di Alzheimer.

La buona notizia viene da uno studio effettuato da ricercatori della Columbia University, a New York, e pubblicato su Neurology. Nello studio sono stati inclusi 1.219 newyorchesi con più di 65 anni di età, senza turbe cognitive.

Gli si è chiesto di compilare un questionario molto dettagliato sulle loro abitudini alimentari. Un anno e mezzo dopo sono stati sottoposti a un prelievo di sangue che ha misurato il livello della proteina beta-amiloide. E' stato cercato un legame con la proteina circolante, per dieci componenti nutritivi: acidi grassi saturi, acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6, acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, vitamina C, vitamina D, vitamina B12, folati, betacarotene.

I ricercatori hanno trovato che più un individuo consuma omega 3, più sono bassi i tassi di proteina beta-amiloide nel sangue. Lo studio ha anche tratteggiato una specie di menu: gli omega 3 consumati provenivano per lo più da pasti a base d'insalata, pesce, frutta, carne di pollo, margarina.

Invece gli altri alimenti sottoposti al test non sembrano avere alcuna influenza sul tasso di proteina beta-amiloide circolante nel sangue. Lo studio ha anche dato una conferma di una cosa che già si sapeva: la dieta mediterranea è utile per prevenire le turbe cognitive leggere, che spesso precorrono l'Alzheimer

E poi naturalmente conta lo stile di vita: bastano 10 minuti di esercizio aerobico lieve per incrementare le connessioni neuronali a livello del giro dentato dell'ippocampo cerebrale, proprio quelle deputate alle funzioni cognitive e mnemoniche che si perdono nell'Alzheimer.