Non si può morire d'amore, perché l'amore, anche quando provoca dolore, non uccide. Esistono sicuramente due tipi di problemi al riguardo, uno è quello legato all'educazione sentimentale: quello degli uomini che ritengono che amare significhi possedere una donna e disporne, anche fino alla morte, e quello delle donne che, a loro volta, si convincono che la violenza di questi uomini sia amore, fino a vivere la finta favola del "troppo amore" con la tipica frase annessa "cambierà, mi ha promesso che non lo farà mai più, io saprò insegnargli ad amarmi in modo diverso".

Perché, parliamoci chiaro, la maggior parte delle volte, in caso di violenza sulle donne, il non-uomo ha le chiavi di casa e spesso è colui che dice di amarti. Dall'altra parte esiste un problema culturale, cui partecipano i media che, mentre un tempo insegnavano l'italiano, oggi lo tradiscono in nome di un sensazionalismo che sostiene la perversione del "troppo amore" e deformano la realtà a favore di un romanticismo bieco in cui i delitti o la violenza vengono nobilitati dall'aggettivo "passionale".

La verità, come spesso accade, è cosa molto più semplice. L'amore è un'altra cosa! Un delitto non è mai passionale. È spregevole, vigliacco. E di troppo amore non si muore. Anzi, il troppo amore non esiste proprio. L'amore può essere grande, assoluto, e allora riempie e completa chi lo prova e chi lo riceve. L'amore si prende cura dell'altro e della sua felicità, fino ad arrivare al sacrificio estremo di lasciarlo andare, di dargli la sua libertà, di rinunciare all'altra persona. Il resto è possesso ed egoismo. Esistono uomini piccoli e uomini degni di questo nome.

Non ci sono alibi: un uomo degno di questo nome non farà mai del male a una donna. Chi lo fa è un essere vile, codardo, inetto. E noi donne? Come possiamo pensare che qualcuno ci ami se non siamo noi le prime a farlo? Basta omertà! La violenza va denunciata. Sempre. Fosse anche la prima volta che capita. Non sarà l'ultima. Nessuna di noi insegnerebbe a un bambino che picchiare le donne va bene o, addirittura, che può essere sinonimo di amore. Eppure, se taciamo la violenza o, addirittura, la giustifichiamo stiamo passando indirettamente questo messaggio. E no, la colpa non è nostra: anche quando la gonna che indossavamo era corta, anche se all'inizio lo abbiamo provocato, persino se lo abbiamo ferito in qualche modo.

Rivendichiamo il diritto di ogni donna di vestire in qualsiasi modo, anche volgare o provocatorio, senza che questo autorizzi un uomo ad andare oltre il limite da noi consentito; rivendichiamo il nostro diritto di amare, sbagliare, scegliere la nostra strada e di essere donne – non peggiori e, contrariamente a certa retorica facile, neppure migliori dei nostri uomini -, semplicemente donne! E come tali pretendiamo di essere rispettate, fisicamente e psicologicamente.