Pensare alle donne è pensare alla bellezza, all'armonia: è come pensare a delle muse, e alle loro forme perfette. Chi più di una top model, al giorno d'oggi, può essere definita come una musa? Ma chi sono state le prime top model professioniste? Un quesito per rispondere al quale ci si deve rifare agli studi di Michele Santulli, il quale sostiene che le prime interpreti, di quello sarebbe, poi, diventato uno dei lavori più ambiti nella società contemporanea, erano ciociare.

La professione delle cosiddette top model della nostra epoca trova la sua origine e nascita nei primi anni del 1800 a Roma, e non come modelle di moda, bensì come modelle di artista, con riferimento ai rapporti e alle relazioni che i pittori dell'epoca, nella totalità transalpini, iniziavano a intrattenere con la umanità ciociara in giro per le strade cittadine, attratti dapprima dalle sgargianti vestiture e poi, gradualmente, dalle fisionomie e dalle forme. Roma, sin dai secoli precedenti, era meta, quasi irrinunciabile, dei giovani artisti europei che volevano dedicarsi alla pittura o alla scultura. Di conseguenza, in ogni giorno dell'anno, se ne registrava una ricca presenza, dell'ordine di centinaia, nella Città Eterna, tanto qualche ricercatore parla perfino di cinquecento. I ciociari, sempre più numerosi immigrati nell'Urbe, inizialmente attiravano le attenzioni degli artisti con le loro sgargianti e tipiche vestiture multicolori indossate e il risultato, quasi miracoloso, fu l'apparizione sul mercato artistico europeo di quello che diverrà il costume ciociaro, il più celebrato e più illustrato. Gradualmente furono, poi, la forma e il corpo della modella e del modello, anche essi non comuni agli occhi dei giovani artisti, che presero il posto dei primitivi interessi: ne scaturì un'attività e un fervore che si trasformarono in occupazione tra le più ricercate dalle ragazze soprattutto, ma anche dagli uomini.

Il dinamismo e il coinvolgimento erano tali che gli artisti iniziarono la progressiva ricerca anche nei paesi di origine dei soggetti da ritrarre e le modelle e i modelli intrapresero, poi, a loro volta, una sorta di emigrazione professionale nei luoghi medesimi di provenienza degli artisti, tanto che, ad un certo momento, li incontriamo, in grande quantità, specie a Parigi e poi a Londra. La modella, dunque, all'origine era una modella di artista, successivamente modella negli studi fotografici, poi negli studi pubblicitari e dopo ancora, a partire all'incirca dal secondo dopoguerra, top model, grazie al dilagare del fenomeno della moda: si rammenti che tra le più note, fino a pochi anni addietro, c'era anche Linda Evangelista, ciociara canadese originaria del Cassinate.

Due sorelle originarie di Sonnino, imparentate o mogli di briganti del luogo, in quel momento (primi anni del 1800) a Roma perché deportate e segregate a seguito di provvedimenti di polizia contro il brigantaggio, ma, in verità, particolarmente acclamate e apprezzate dagli artisti anche grazie a quest'aura di mistero che le circondava, divennero le prime modelle di successo: sono Teresina e Maria Grazia che assieme a Giustina, sorella di Gasbarrone, re dei briganti di Sonnino e della zona, sono da considerare le prime modelle professioniste della storia della pittura occidentale.

La scena originaria dei modelli ciociari si svolge in alcuni paesetti appollaiati soprattutto sulle cime dei Monti delle Mainarde o alle pendici molisane, ai piedi del Monte Meta, all'insegna della miseria, del sovrappopolamento, della vessazione: da qui già nelle ultime decadi del 1700, l'esodo traumatico, permanente, verso le Paludi Pontine, verso Roma e al di là delle Alpi.
Di queste umili creature vale la pena ricordare quell'angelo che fu Maria Pasqua, la bimba di Gallinaro eternata nelle opere di innumerevoli pittori; quel Cesidio Pignatelli e quelle tre sorelle Apruzzese, pure di Gallinaro, il cui corpo e le cui espressioni sono letteralmente eternati nel bronzo e nel marmo di Rodin; quella Carmela Caira, che si ribattezzò Carmen, di Gallinaro, immortalata da Whistler e da Pascin e ancora di più in uno sfolgorante nudo da Matisse; quella Rosalia Tobia, legata a Picinisco, passata alla storia non tanto per le sembianze giunoniche impresse nella tela in non poche opere di Bouguereau, bensì soprattutto grazie al piccolo ristorante da lei gestito per oltre ventanni a Montparnasse dove solevano sedere (e bere!) Utrillo, Modigliani, Picasso e tutta la crema artistica dell'epoca. A Parigi spopolava anche un altro modello ciociaro, questa volta di Casalattico, che lo fu per almeno sessantanni, Libero Nardone.

A Londra, a modelli quasi tutti di Picinisco si devono, incredibile quasi a credersi, le sculture pubbliche più celebrate e più conosciute come quell'Eros che svetta etereo nel centro della fontana di Piccadilly Circus, il Peter Pan che si leva nei Giardini di Kensington, il fenomenale Physical Energy di Hyde Park, lo Sluggard della Tate Britain e tante sculture nella chiesa di Westminster e nei Musei. Tra i modelli ciociari, chi è da considerare la stella e il simbolo, è Agostina Segatori originaria di un paesino dei Simbruini. Il simbolo certamente e l'epitome della figura del modello d'artista nell'ambito della storia dell'arte occidentale e della Cultura. Basti dire che posò per Manet, per Corot, per Renoir e perfino per due capolavori di Van Gogh. Una targa in un viale di Montmartre ne ricorda la memoria al passante.