C'erano una volta oltre cento chilometri di binari sui quali viaggiavano i primi treni a trazione elettrica, tra ponti e paesaggi naturali, pianure coltivate e boschi selvaggi, colline punteggiate da filari di alberi e montagne mozzafiato. Quei cento e passa chilometri erano quelli della leggendaria tratta che collegava Roma a Frosinone e meglio conosciuta come ferrovie vicinali.

Le origini, di quello che la gente simpaticamente chiamava "trenino", un convoglio formato da due o tre vetture, risalgono al 1907. A quell'epoca, infatti, l'ingegner Antonio Clementi presentò, per conto di una società belga, un progetto di ferrovia economica Roma-Anticoli (l'originario nome di Fiuggi adottato sino al 1911) -Frosinone-Isola del Liri di cui si era già cominciato a parlare nel 1883. L'idea prese definitivamente corpo nel 1910, allorquando il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici diede parere favorevole al progetto, imponendo però la costituzione di una società italiana, cosa che avvenne il 20 novembre 1910 con la nascita della Società per le Ferrovie Vicinali (Sfv).

La costruzione della ferrovia, per la quale si era nel frattempo rinunciato alla tratta Frosinone-Isola del Liri, iniziò tre anni più tardi, nel 1913. Si scelse lo scartamento ridotto ferroviario di 950 mm e fu prevista fin dall'inizio la trazione elettrica a corrente continua ad alta tensione. Un primo tronco di 47,5 km da Roma a Genazzano fu aperto il 12 giugno 1916, insieme alla diramazione San Cesareo-Frascati di 15 km circa. Il capolinea di Roma (conosciuto ancora oggi anche come Roma Laziali) fu fissato affianco della stazione Termini, lato via Cavour, con un piccolo fabbricato indipendente. Il servizio, con due classi (prima e terza), fu all'inizio svolto con quattro coppie giornaliere di treni da Roma a Genazzano.

Durante il 1917, nonostante il Paese fosse impegnato nel primo conflitto mondiale bellico, la linea fu prolungata con le tratte Genazzano-Fiuggi (30,8 km) e Fiuggi-Alatri-Frosinone (33 km, 6 maggio), oltre alle diramazioni Vico nel Lazio-Guarcino (3,4 km), Fiuggi città-Fiuggi fonte (4,9 km) e Frosinone Sfv-Frosinone Fs (2,8 km).

Partendo dal capolinea romano la ferrovia attraversava molti quartieri della Capitale transitando a Porta maggiore, nei pressi delle mura aureliane, percorrendo la Casilina, la Prenestina, entrando a San Lorenzo, Torpignattara, Centocelle, Torrenova, Finocchio e Borghesiana. Proseguendo a sud toccava comuni della provincia romana come San Cesareo, dove si staccava una diramazione per Frascati via Montecompatri e Monteporzio Catone. E poi Palestrina, Cave e raggiungeva Genazzano, attraverso il tratto altimetricamente più difficile dell'intera ferrovia.

Dopo Genazzano l'andamento della ferrovia diveniva più uniforme. La linea saliva con lunghe livellette anche al 60 per mille fino a Serrone e ad Acuto, a 706 metri sul mare, per terminare alla stazione di Fiuggi Centro, a 612 metri di altezza, dopo un percorso di 78,1 km. Qui avevano inizio i due tronchi del servizio urbano verso Fiuggi Fonte da un lato e verso Fiuggi Città dall'altro.

Da Fiuggi ad Alatri si incontrava la stazione di Vico nel Lazio, dove si diramava un breve tronco per Guarcino. La linea proseguiva poi per Alatri e Frosinone. Il traffico si rivelò subito notevole da Roma a Fiuggi, per il quale percorso la durata del viaggio era di circa tre ore. Scarso invece il traffico diretto da Roma a Frosinone, viaggio per il quale occorrevano circa quattro ore. Frosinone, dopotutto, era già collegata a Roma dalla ferrovia Roma-Napoli. La linea risultò comunque utile per il servizio locale Fiuggi-Frosinone. Tempi di percorrenza? Tra le quattro e le sei ore a seconda delle giornate, come ricordano alcune cronache dell'epoca.

I problemi di esercizio per il "trenino" iniziarono alla fine degli anni '20. La gestione privata non fu più in grado di garantire il servizio e si passò ad una gestione commissariale governativa, che si vide costretta ad imporre severe economie di esercizio: la tratta Fiuggi-Alatri-Frosinone chiuse così il 1° luglio 1935, mentre seguirono la chiusura della tratta Vico nel Lazio-Guarcino (15 maggio 1936) e del servizio urbano di Frosinone (1° marzo 1937).

Si giunse così al 1940 con l'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno). Nei difficili anni che seguirono, la Roma-Fiuggi vide peggiorare il proprio servizio a causa delle ristrettezze imposte dal conflitto bellico. Tuttavia, per far fronte alla carenza di altri mezzi di trasporto, la gestione commissariale della Sfv dovette riaprire al traffico la tratta Fiuggi-Alatri.

Alla cessazione delle ostilità la Roma-Fiuggi-Alatri si trovò in condizioni precarie per le gravi distruzioni agli impianti fissi subite e per lo stato precario di conservazione del materiale rotabile. Dal 1950 iniziò dunque un inarrestabile declino del traffico: la "concorrenza" dei mezzi a motore e la mancata attuazione di una piano di ammodernamento portarono al 1960 alla chiusura del servizio urbano tra Fiuggi Fonte e Fiuggi Città e nel 1978 alla tratta Fiuggi-Alatri, fino ad arrivare al blocco definitivo della linea.

«La ferrovia Alatri - Fiuggi è ormai entrata nel cassetto dei ricordi nel senso che la "temporanea" soppressione è ormai definitiva, senza che ad essa sia stato sostituito un efficiente servizio di autobus. Il notevole patrimonio esistente sulla linea (materiale rotabile, stazioni e sottostazioni) è abbandonato all'incuria del tempo, mentre uomini e mezzi non hanno finora trovato una collocazione idonea per migliorare i servizi sull'importante arteria. Le migliaia di persone che amavano servirsi del trenino per visitare le città vicine a Fiuggi, sono notevolmente diminuite a scapito delle economie di Trivigliano, Guarcino, Collepardo e Alatri».

Così Giuseppe Fiorletta, il 12 agosto 1978, sulla pagina della Cronaca di Frosinone de "Il Tempo", recitava il de profundis della ferrovia Alatri - Fiuggi, ultimo tronco ciociaro rimasto in funzione all'epoca del "trenino" Roma - Fiuggi - Frosinone. Oggi quello che rimane del "trenino", solo nel tratto urbano di Roma, è gestito dalla Met.Ro. SpA in attesa che i lavori della linea C ne decretino il definitivo amputamento oltre Centocelle.