Il giorno in cui in India veniva condannato a morte l'assassino di Gandhi in Italia, a Roccanova, un borgo in provincia di Potenza, nasceva una bella bimba che venne chiamata Vita.

Era l'8 novembre 1939, solo due mesi prima la Germania aveva dato il via a quella che sarebbe diventata la seconda guerra mondiale. Ma nel cuore della Basilicata la vita scorre tranquilla. Vita cresce, la sua famiglia è benestante, lei una piccola balilla in divisa. Poi arrivano i tedeschi di cui non ha un cattivo ricordo, piccola, bionda e con gli occhi azzurri, proprio come il fratellino Nicola, è adorata da quegli omoni in divisa perché ricorda loro i figli lasciati in patria.

Alla fine della guerra con mamma Elena e papà Vincenzo si trasferiscono tutti a Napoli dove resterà fino al 1969. Una delle prime ragazze a Napoli a indossare i pantaloni, sfreccia in moto con il fratello tra i vicoli e i rioni. Quell'anno il 24 luglio mentre la capsula con a bordo i tre astronauti dell'Apollo 11, primo equipaggio ad aver messo piede sulla Luna, veniva recuperata nell'oceano Pacifico, Vita sposa il suo grande amore. Lui si dà da fare con mille lavoretti fino a quando arriva la fatidica chiamata dalla Fiat e così la famiglia sale in auto in direzione Torino.

Si ferma a Borgaretto dove cerca casa. Vita ha il pancione e pochi abiti con sé, casa non si trova perché "Non si affittano case ai meridionali!". La coppia non si scoraggia, Vita non chiede aiuto alla famiglia che si era detta contraria a quel matrimonio. Riescono, con non poche difficoltà, a trovare una sistemazione e poco dopo, l'11 giugno del 1970, nasce Fortunato. La Fiat è una grande avventura e le cose prendono una buona piega quando si annuncia l'apertura dello stabilimento a Cassino, certo non è come tornare a Napoli, ma è comunque molto vicino.

E così nel 1972 con una Cinquecento carica, valige chiuse come meglio si poteva, Fortunato e una neonata di 10 giorni e Vita si mettono in marcia, attraversano l'Italia e arrivano a Cassino. Inizia a far carriera in Fiat e forte della promozione da caposquadra trascorre una serata indimenticabile con la sua Vita che, inaspettatamente, a 43 anni resta incinta. Erano gli anni '80, quelli del benessere e delle spalline imbottite, dei colori sgargianti.

Vita non vuole rinunciare a quella maternità nonostante tutti le dicano di essere troppo avanti con l'età. All'improvviso perde l'amato fratello per un incidente stradale e quattro mesi dopo, il martedì grasso, nasce Elena, la sua terza figlia alla quale mette il nome della madre. Elena è "il suo scherzo di Carnevale". Vita fuma, spacca la legna, cura la casa, la famiglia, la campagna.

I figli crescono e arrivano i primi nipotini. Il suo adorato non c'è mai, viaggia tra Torino e Cassino e da operaio emigrato negli anni '70 diventa, nel 2000, capofficina prima e direttore Fiat Melfi poi. Oggi Vita spegne 80 candeline, 50 anni li ha trascorsi al fianco del suo uomo, la sua "storia" con la Fca è decennale, quella fabbrica che gli ha tenuto lontano il marito per tanto tempo ma che ha permesso, con tanti sacrifici, di mandare tutti i suoi figli all'università.

E' ancora una moglie, è ancora una madre, è una nonna e, soprattutto, è un tornado. Non fuma più ma ordina e comanda, è un generale, non ha trascorso mai un giorno a letto, neanche quando stava male, perché è una donna di altri tempi, nata prima della guerra, ha visto l'Italia evolversi, ha vissuto il boom economico, le crisi, le mode e ha visto lo stemma della Fiat cambiare quattro volte.