Ottobre mese rosa della prevenzione, Marta Di Palma si racconta. Madre, figlia, moglie: la sua è la storia di chi prova a riemergere dal buio della sofferenza trasformandosi in un'eroina dei tempi moderni.

Una donna coraggio, una madre che negli occhi di sua figlia ha trovato il "Sole" della speranza, una moglie che si perde negli abbracci di un uomo, suo marito, che sono una corazza indistruttibile. Marta ha solo 37 anni, l'età giusta per fare progetti e guardare al futuro: non certo per morire.

Ha scoperto di avere un carcinoma al seno lo scorso febbraio. E' iniziato così il suo calvario fatto di chemio e giornate interminabili. Da sola con se stessa, quando il film della tua vita ti passa davanti in un istante e ti viene voglia di riavvolgere il nastro e tornare indietro ai momenti felici, lei ha invece scoperto di poter andare avanti perché la storia più bella era ancora tutta da scrivere.

"La forza – ha raccontato con una semplicità sconvolgente - la trovo ogni istante negli occhi di mia figlia, negli abbracci di mio marito e negli occhi di mia madre. Quando ho scoperto il tumore al seno ho pregato il Signore affinché mi lasciasse gli anni necessari perché la mia Sole si ricordasse di me. Mi facevo i calcoli leggendo le statistiche su internet e mi dicevo ‘dai, magari se proprio deve andare male, vorrei vivere almeno altri dieci anni così Maria Sole potrà ricordarsi di me'. Era il mio unico pensiero".

Un banale controllo ecografico e il mondo che ti crolla addosso. "Tutto è iniziato il 6 febbraio scorso, dopo un'ecografia di controllo dal mio medico. Sono una persona che ha sempre fatto prevenzione. Ogni anno mi sottoponevo ad ecografia mammaria, visita ginecologica, analisi del sangue. Scoperto il male sono iniziati una serie di accertamenti necessari. D'istinto ho purtroppo associato la parola cancro alla parola morte. Avevo perso mio padre venti giorni prima, ero terrorizzata, spaesata, poi con una bimba piccola è tutto più difficile".

Una figura, quella del padre, che Marta non può fare a meno di ricordare e di ritrovare in piccoli gesti e segnali che le danno coraggio. "Non avevo ancora metabolizzato la sua morte. Si è ammalato ad ottobre e a gennaio non era più con noi. Subito mi sono dovuta rimboccare le maniche ed essere forte per me stessa e per la mia famiglia".

Dal dolore alla speranza. "Nonostante la paura, ho cercato di trasformare la sofferenza e il calvario delle chemio in energia positiva in modo tale che nulla andasse sprecato. La mia missione è diventata oggi quella di sensibilizzare quante più donne possibile perché la prevenzione può salvarci davvero.

Voglio portare questo mio messaggio ovunque, io ce l'ho fatta. Mi aspetta ancora un percorso lungo, però sono partita con il piede giusto e se ancora posso perdermi nel sorriso di mia figlia è solo grazie alla prevenzione. Oggi di carcinoma al seno, se preso in tempo, non si muore>.