«Se dovessero chiedermi un giorno cosa è l'amore, io parlerò di voi». È quello che ha detto ai bambini incontrati durante la sua prima missione in Africa Ambra Berardi, 26 anni, di Boville Ernica. Ed è pronta a tornare in Togo per regalare ancora abbracci, sorrisi, speranza e per dare tutto l'aiuto possibile a quei bambini che hanno "colorato" il suo cuore un anno fa.

Ambra ha iniziato a lavorare come infermiera quattro anni fa; per due anni in assistenza domiciliare occupandosi di pazienti Sla e bambini affetti da Sma, atrofia muscolare spinale; da due anni lavora a Roma al policlinico Casilino. Quello della missione in Africa era un sogno che aveva da tempo e lo ha realizzato partendo per il Togo con l'associazione Aviat (associazione volontari italiani amici del Togo). Ora le valigie sono pronte per la seconda missione, sempre con l'associazione Aviat. Il "richiamo" degli occhi dei bambini incontrati, abbracciati, aiutati, è stato talmente forte che ha deciso di tornare in quei luoghi e vivere di nuovo una esperienza davvero unica e indimenticabile.

Inizia il conto alla rovescia...
«Partiremo il 16 ottobre. Anche quest'anno partirò con Aviat (associazione volontari italiani amici del Togo). Partirò con cinque medici, due infermiere e due laiche».

Quali sono i vostri progetti?
«I progetti che completeremo entro novembre riguardano la realizzazione di un pozzo nel villaggio di Akpuivé, la costruzione di un magazzino, l'avvio di un'attività per una cooperativa di donne del vilaggio di Zooti, la costruzione di alcune aule di una scuola a Zooti, l'acquisto di banchi perle scuole di Zooti e Kablivè, visite mediche e distribuzione gratuita di farmaci, sostegno a distanza di circa 40 bambini».

Cosa porterai nella valigia dopo la prima esperienza?
«Partire per una esperienza di volontariato in Africa non solo ti dà l'opportunità di esplorare questa terra meravigliosa, ma è una occasione per offrire il bene e allo stesso tempo crescere dal punto di vita umano. Siamo in tanti a subire il fascino prorompente dell'Africa».

Un messaggio che vuoi lanciare a chi vorrebbe fare la tua stessa esperienza?
«È difficile spiegare a parole tutto quello che si prova quando sei lì, ma credetemi abbiamo solo bisogno di bagagli leggeri, un abbraccio sincero e una bella scorta di coraggio».

Di cosa ha bisogno la popolazione di Togo?
«Anche in questa missione porteremo farmaci, materiale scolastico, le così tanto amate "bon bon" (caramelle) e un bagaglio pieno di sorrisi, amore e quel poco che serve per renderli felici. Voglio ringraziare amici, colleghi e medici che hanno contribuito in gran parte con la raccolta di farmaci e tutto quello di cui abbiamo bisogno per aiutare la popolazione».

Cosa ti ha spinto ha fare di nuovo questo percorso ?
«Nella scorsa missione ho detto: non è un addio ma solo un arrivederci. Sono tornata a casa contenta di rivedere la mia famiglia e i miei amici, ma avevo un pensiero fisso, volevo già tornare in Africa. È da lì che mi sono resa conto che il mal d'Africa esiste, che non è solo un banale malessere fisico, ma gli occhi, quelli sì, che ti chiedono di tornare ancora da loro. Tante volte mi chiedo, guardando i loro volti sorridenti, non hanno nulla, ma sono felici. Troppe volte mi rendo conto di avere troppo e non essere mai felice, loro non hanno nulla e sono felici».
E la giovanissima Ambra è pronta con l'associazione di cui fa parte, a tornare nella sua Africa, per continuare la sua missione, per far "sorridere" il suo cuore insieme a quello di ogni bambino che terrà tra le sue braccia e aiuterà a vivere meglio.