Un lungo filo che, scorre tra le esperienze dell'arte rivela, seppure con orientamenti assai diversificati e con forme altrettanto variabili, un crescente impulso "archeologico" nella produzione artistica di Mario Palma.
La sua creazione artistica si è inoltrata con grande libertà all'interno di un tempo non cronologico dove l'artista ha assimilato il passato trasformandolo in sostanza espressiva dei nostri giorni e quindi del suo nuovo percorso artistico. In quest'ottica trasmutatoria, Mario Palma, riallaccia il segno trascorso, già vagliato, con quello che si accinge a tracciare, considerando il trascorso, come testimone resistente del mito dell'arte che, di volta in volta, motiva con la sua totalità ogni gesto pittorico e quindi anche il successivo.

Da questa scommessa continua, deriva il varo de "Le soglie dell'immaginario" mostra presentata magistralmente dal professor Renzo Scasseddu e andata in scena nelle scorse settimane presso lo spazio "Soqquadro" a Frosinone, ove si è manifestata al contempo affascinante e perturbante, che segna in particolare quella dei nativi postmoderni le cui pratiche sondano la profondità di un tempo disancorato dalle coordinate cronologiche del prima e del dopo.

Quest'arte che si potrebbe definire astratta: essa non è rappresentazione del mondo esteriore ma, solamente di quello intimo attraverso la visualizzazione di forme, linee e colori della sua arte. Mario Palma, comunica, la propria arte grazie a relazioni reciproche di luci, colori, linee e volumi. Le sue dense distese di colore sono attraversate da linee che si intersecano, formano triangoli, spazi metafisici, conducono a un punto focale che sta al di là del quadro, sottili fili si perdono nella lontananza, nello spazio e nel tempo, ma contemporaneamente danno il senso dell'orizzonte.

I suoi "nuovi" lavori sono un insieme di colori accesi e tinte più sobrie, spazi lontani e vicini, tempi vissuti. Nella sua pittura s'intrecciano cromatismi intensi e impalpabili, per tentare di svolgere il filo della vita e d'intuire le ombre e le luci in un elegante, profondo e tenace gioco psicologico di riflessi, di meditazione, di sottili premonizioni e d'ironici appunti. È il colore che incanta nelle creazioni di Mario Palma, esso scandisce quei suoi meravigliosi crepuscoli dal lentissimo svanire, quelle vampe di passioni, in rigorose forme geometriche che danno loro sostanza.

La poesia, l'arte, è sogno ma è anche e soprattutto, capacità di non perdersi nel sogno, bensì di dominarlo, ed in questo l'artista riassume in modo capillare l'evoluzione del suo raffinato e personalissimo linguaggio dagli anni passati a oggi, una sorpresa per esprimere una riflessione surreale, delicatamente tridimensionale, accostati e sovrapposti in modo magistrale. L'artista, nell'intricata sfera delle relazioni tra colore e materia, tra spazio e tempo, produce l'inesauribile ritmica cromatica, in un continuo divenire di realtà e memoria, "trasformandosi e modellandosi nel tempo" senza perdere l'emozione poetica: la forza da cui nasce la visione è talmente immediata e vitale, opere che palpitano in sintonia con la pienezza universale percepita nell'astrazione dalla forma.
Mario Palma, in definitiva, riallaccia il segno trascorso, già vagliato, con quello che si accinge
a tracciare, considerando il trascorso, come testimone resistente del mito dell'arte.