Un nome che ancora evoca, a settantacinque anni di distanza, una delle più grandi tragedie civili della seconda guerra mondiale. Settantacinque anni fa, infatti, ci fu l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
In risposta all'attentato di via Rasella, il 24 marzo del 1944, i nazisti, per rappresaglia, uccisero 335 persone. Nell'elenco di quella strage figurano anche nove cittadini della provincia di Frosinone. Dal sito internet del mausoleo delle Fosse Ardeatine  (da cui sono tratte le foto) è possibile ricostruirne una breve storia delle vittime.

Il più famoso dei caduti è senza dubbio il generale Simone Simoni di Patrica, aveva 63 anni. Figlio di Antonio e Rosa Simoni, aveva partecipato a otto campagne di guerra. Era grande invalido di guerra. Era direttore e organizzatore di movimenti clandestini antifascisti, forniva informazioni militari e politiche nonché aiuti ad ex prigionieri alleati. Fu arrestato il 22 gennaio 1944 dalle Ss. È medaglia d'oro al valor militare, uno degli otto riconoscimenti ricevuti (due di bronzo, cinque d'argento e una d'oro). Anche lui finì in via Tasso. Con decreto luogotenenziale del 23 dicembre 1944 fu insignito della medaglia d'oro alla memoria con questa motivazione: "Valoroso combattente di otto campagne, grande invalido di guerra, superdecorato al valore, di eccezionali qualità morali e di carattere fedele al giuramento ed al proprio dovere di soldato, partecipava tra rischi continui attivamente alla lotta clandestina contro il secolare nemico. Arrestato dalla sbirraglia nazi-fascista e, sottoposto alle più inumane torture, manteneva con contegno fiero e virile l'assoluto segreto sull'organizzazione salvando così la vita ad alcuni dei suoi collaboratori. In occasione di un'esecuzione sommaria veniva per rappresaglia barbaramente trucidato facendo olocausto di se stesso per l'affermazione delle più alte idealità civili e militari. Chiudeva così, onorata dalla gloria del supremo sacrificio, una vita eroica intensamente e nobilmente spesa al servizio della Patria". Il figlio Gastone è uno dei caduti della battaglia di El Alamein della seconda guerra mondiale. A Sora gli è stata intitolata la caserma del Cordenons, mentre a Roma una strada porta il nome Simone Simoni.

Domenico Ricci aveva 31 anni ed era di Paliano, figlio di Felice e Filomena Frasacco. Impiegato Eiar, sergente maggior in congedo (aveva preso parte alla campagna di Grecia), era militante del Partito d'Azione. Viveva a Roma. Fu arrestato il 12 gennaio del 1944 delle Ss e detenuto nelle carceri di via Tasso e a Regina Coeli. Finì nella "lista Kappler". A Paliano una strada porta il nome di Domenico Ricci.

Antonio Roazzi era nato Serrone, figlio di Michele e Maria Teresa Sette, ed aveva 46 anni. Era autista,. Aveva combattuto nella prima guerra mondiale ed era militante comunista. Fu arrestato dalle Ss, per aver ospitato prigionieri inglesi in casa, il 23 febbraio 1944, e portato in via Tasso. Il Comune di Serrone gli ha intitolato un giardino.

Celestino Frasca era di Veroli, figlio di Santo e Rosa Quattrociocchi. Aveva 32 anni. Viveva proprio in via Rasella. Aveva partecipato alla campagna d'Africa come caporale. Poi divenne partigiano. Fu arrestato il 23 marzo 1944 dalla Guardia repubblicana e dalla Polizia Africa italiana, proprio a seguito dell'attentato di via Rasella. Finì nel carcere di via Tasso. A Santa Francesca c'è una scuola che porta il nome di Frasca.

Ambrogio Pettorini, ferentinate, 48 anni, era agricoltore. Era figlio di Giuliano e Maria Vittori. Fu arrestato dalle Ss, con l'accusa di atti di sabotaggio sulle linee telefoniche tedesche, il 27 febbraio 1944. Fu detenuto a Regina Coeli.
Di Ferentino era anche Giovanni Ballina, 38 anni, contadino come Pettorini. Collaboratore di don Morosini compiva atti di sabotaggio. Fu preso dalle Ss il 27 febbraio 1944 con l'accusa di aver tagliato i fili telefonici per impedire le comunicazioni ai tedeschi. Denunciato da un delatore fu prima internato nel carcere di Ceccano e poi a Regina Coeli. A entrambi il Comune di Ferentino ha dedicato due strade e eretto una lapide.

Di Sora erano Domenico Iaforte e Raffaello Milano. Il primo, figlio di Antonio e Restituta Di Pede, 50 anni, fu arrestato il 15 marzo 1944. Era invalido della prima guerra mondiale e faceva il calzolaio. Svolgeva attività politica con i comunisti. Il 15 marzo fu arrestato dalle Ss in via della Stelletta a Roma e condotto in via Tasso. Milano aveva 48 anni. Ebreo, figlio di Leone Giuseppe Milano e Giuditta Scazzocchio, era sposato con Margherita Bondì di Sezze, era viaggiatore di commercio. Combattente della Grande guerra nella quale era stato caporale di artiglieria, fu arrestato per motivi razziali su delazione di una cliente. Insieme a lui vennero catturate la moglie e la figlia Silvana che furono deportate nei campi di sterminio nazisti e non sopravvissero ad Auschwitz. Fu detenuto a Regina Coeli. A entrambi I caduti sorani, la città ha dedicato una stele.

Luigi Mastrogiacomo era di Ceccano, aveva 40 anni. Era figlio di Giuseppe e Giacinta Malizia. Viveva a Roma, in lungotevere delle Armi, e faceva il custode. In casa aveva una stazione radio che funzionò un paio di mesi, allestita dall'organizzazione del tenente Maurizio Giglio (arrestato e ucciso anche lui alle Fosse Ardeatine), ragion per cui fu arrestato dalla banda Koch il 18 marzo su delazione. Era accusato di aver nascosto armi nel terreno di casa. Una lapide a Ceccano ne ricorda il sacrificio.