Ha trovato la sua strada, o meglio, ha centrato il suo "obiettivo" durante uno dei momenti più difficili, più bui, quello del lockdown. Proprio dai quei giorni, diventati poi settimane, mesi, ha trovato nei volti, nella quotidianità dei bambini della sua zona, quello che è ormai diventato il suo progetto di vita: la fotografia. E non poteva non chiamarsi "L Criatur mia" il lavoro che la nota rivista Perimetro ha premiato, scegliendo di pubblicare proprio i suoi scatti. Lorenzo Reali, 22 anni, in arte Zeno, di Monte San Giovanni Campano, con le sue foto vuole trasmettere se stesso e ciò che riesce a percepire. Lo scorso anno ha lasciato l'università per la fotografia. Proprio Lorenzo ci spiega la sua scelta.
Da Monte San Giovanni Campano a Milano per studiare Moda. Poi cosa è accaduto?
«Poi è accaduto che col passare del tempo cominciava sempre a starmi più stretto il mondo della moda,finoa staremale.Avevoper gioco cominciato a scattare con una macchinetta analogica che mi regalò mio zio, e non riuscivo a smettere. Notavo quanto mi facesse sentire vivo rispetto alla moda, ed è bastata questa sensazione a scatenare il giusto cambiamento in me e nella mia vita».
Cosa ti ha spinto a "cambiare obiettivo"?
«Il fuoco che sentivo e sento tutt'ora dentro. La naturalezza con cui mi esprimo con la fotografia è così forte che non potevo far finta di nulla. Dopo mesi di buio totale ho deciso di assecondare la mia intuizione».
Raccontaci la tua giornata tipo durante il lockdown e il tuo progetto…
«Il lockdown è stato pesante ma mi ha dato modo di cambiare la mia vita. La giornata tipo non era delle migliori, monotona, piena di paranoie sempre più grandi, la fotografia compensava però il mio malessere interiore ed esteriore. Di base, mentre aspettavo l'inizio del nuovo percorso scolastico ad ottobre, mi svegliavo tardi, pranzavo, andavo da Roberta, scattavo i suoi nipoti, o in giro per il "quartiere" a ricercare i miei soggetti, i miei parenti, i miei vicini di casa. Il tutto nel raggio di 500 metri. Il progetto è nato così, spontaneamente e senza pormi limiti. Sono un notturno, quindi di notte stavo fino alle 5 del mattino a lavorare alle mie foto, a studiare i maestri della fotografia, a guardare documentari e film a riguardo, e anche a farmi venire le paranoie».
Perché immagini in bianco e nero?
«Le immagini sono in bianco e nero per due motivi: il primo è che, per me, il colore distrae la scena se non è in armonia con il contesto e sin dall'inizio mi sono impostodi voler dare più voce al contenuto anziché al contenitore. Il secondo motivo è che la realtà in cui vivono questi bambini e ciò che fanno nel quotidiano mi rimandava agli stessi valori, aspirazioni e abitudini di 40/50 anni fa, e ho voluto omaggiare quel periodo usando appunto il bianco e nero».
Qual è la foto che più ti piace?
«La foto che più mi piace è quella del bambino che mozzica la mela perché è una delle mie immagini più vere e spontanee. In quel bambino, che d'altronde ha il mio stesso nome, rivedo la mia stessa fame di raggiungereil mio obbiettivo».
A chi dedichi il tuo lavoro?
«Sicuramente a L criatur mia, a tutte le comparse che le hanno affiancate, alla nostra campagna, ai genitori dei bambini che si sono fidati, a Robs, a chiunque possa rispecchiarsi o rivedersi in queste foto».
Che emozione hai provato quando sei stato scelto dalla rivista Perimetro?
«Era un obiettivo che mi ero già prefissato e volevo raggiungere. Ci sono riuscito. In realtà ad aprile della prima quarantena avevano già scelto una mia foto per un'ini ziativa per la festa del 25 aprile e fu proiettata insieme ad altre foto e con in sottofondo "Bella ciao" sui muri di Milano. Ad ottobre scorso, invece, quando ho visto la diretta in cui annunciavano i selezionati ho sentito il mio nome e ho cominciato a gridare per tutta la stanza, finalmente un mio progetto completo aveva trovato la sua dignità».