E' il 12 dicembre 1999: a Fiuggi si sta svolgendo il primo congresso dei Socialisti Democratici Italiani. Il presidente del partito, onorevole Enrico Boselli, chiede di aprire formalmente la crisi di Governo e di sostituire il presidente del consiglio Massimo D'Alema, per designare una personalità che possa portare il centrosinistra alla vittoria nel 2001.

Due giorni dopo D'Alema riferisce al Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi la volontà di intervenire in Parlamento per una verifica di maggioranza sul campo. Contemporaneamente la legge Finanziaria è all'attenzione della Camera e del Senato. Lo Sdi fa parte di una forza politica che si chiama Trifoglio, della quale fanno parte anche l'Upr di Francesco Cossiga e i Repubblicani di Giorgio La Malfa. Il 15 dicembre 1999 Walter Veltroni, segretario dei Democratici di Sinistra, ribadisce agli alleati il carattere strategico della coalizione di centrosinistra. Intanto Ppi, Udeur e Democratici avanzano l'idea di un nuovo incarico a Massimo D'Alema nel caso di crisi formale di Governo. Il 18 dicembre il Senato approva definitivamente la legge Finanziaria.

Nello stesso giorno Massimo D'Alema rende le comunicazioni sulla situazione politica sia alla Camera che al Senato. Dando un'accelerazione notevole, che si rivelerà decisiva per il nuovo incarico. Poche ore dopo il premier presenta le dimissioni al Capo dello Stato. Il Governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti. Poi D'Alema comunica la decisione di rassegnare le dimissioni ai presidenti della Camera (Luciano Violante) e del Senato (Nicola Mancino). Dopo consultazioni lampo, il 20 dicembre il presidente della Repubblica Ciampi affida a D'Alema il compito di provare a formare un nuovo Governo. Quest'ultimo accetta con riserva. Il 22 dicembre scioglie la riserva e presenta al Quirinale la lista dei ministri (25).

La crisi di Governo termina dopo appena quattro giorni. A stretto giro di posta la nomina dei sottosegretari, che in tutto sono 66, compreso quello alla presidenza del consiglio. Una parte dei sottosegretari (10) giura subito, gli altri 56 lo faranno il 23 dicembre. Fra loro c'è il senatore Romano Misserville, nominato sottosegretario alla Difesa. Dopo un'intera vita politica passata nel Movimento Sociale Italiano prima e in Alleanza Nazionale dopo, Misserville è stato espulso da An.

I contrasti con Gianfranco Fini erano stati durissimi. Nel frattempo, Misserville era entrato a far parte dell'Udeur di Clemente Mastella. Ed è proprio quest'ultimo a proporlo per l'incarico di Governo. Il nome di Romano Misserville è pesantissimo politicamente e la sua nomina fa esplodere polemiche al fulmicotone. La sinistra (Verdi e PdCI in testa) insorge, i Ds chiedono conto della situazione al segretario Walter Veltroni e naturalmente al presidente del consiglio Massimo D'Alema. In pochissime ore si scatena un putiferio con pochi precedenti.
Ma la goccia che fa traboccare il vaso è un'intervista che Romano Misserville rilascia al quotidiano La Repubblica. Il titolo è deflagrante: "Io, con D'Alema: mi ricorda Almirante".

Questa la sequenza di alcune domande e risposte. Il suo maestro è? "Almirante. Dopo di lui non ho più avuto grandi rapporti di stima né di collaborazione politica. Aveva un'altra stoffa". Altra rispetto a chi? "A tutti quelli che sono venuti dopo". Non ne rintraccia nessuno alla sua altezza? "D'Alema, forse. Ha uno stile che gli somiglia". In cosa, se può dirlo? "Nel fatto che anche D'Alema, come Almirante, sa coniugare la militanza politica di parte con una visione obiettiva dei compiti di un capo di governo". Almirante non ha mai guidato un governo. "Lo avrebbe fatto così. Nemmeno D'Alema prima d'ora d'altra parte". Il ritratto di Mussolini se lo porta al ministero? "Certo, è un cimelio".

Succede letteralmente il finimondo. Massimo D'Alema capisce che Romano Misserville non può restare sottosegretario, altrimenti il Governo cade. Clemente Mastella chiama immediatamente il senatore di Ceccano. Ma non c'è bisogno. Romano Misserville aveva già anticipato tutti. E infatti, siamo al 24 dicembre 1999, si dimette da sottosegretario di Stato alla Difesa. In quello stesso momento Massimo D'Alema sta per partire alla volta di Tel Aviv. Ai cronisti dice: "La notizia è chiusa. Sapete quello che ho detto io e quello che ha detto lui. Potete scriverci un saggio". Intanto il portavoce di D'Alema, Roberto Cascella, dirama una nota nella quale si legge che la lettera di dimissioni di Misserville "riflette uno stile personale e costituisce un atto di sensibilità politica e di scrupolo istituzionale che D'Alema apprezza e di cui ringrazia il senatore Misserville".

E Romano Misserville? Il senatore, alquanto divertito, commenta: "Nessuno deve pensare che io abbia fame di poltrone. Non voglio che questo Governo abbia intralci". Moltissimi anni dopo, il 22 luglio 2018, Romano Misserville, in un'intervista a Ciociaria Oggi, risponde così alla domanda del sottoscritto "Dopo l'espulsione di An lei è stato sottosegretario del governo di Massimo D'Alema. La stampa nazionale di scatenò": "D'Alema già allora era odiato dal popolo della sinistra, che lo considerava irridente". 

Sottosegretario per un giorno. Ma la vita è fatta di attimi. Un'ultima riflessione. Un anno prima, alle comunali di Frosinone, il senatore Romano Misserville, aveva sostenuto come candidato a sindaco Adriano Piacentini, dell'Udr di Cossiga. Al ballottaggio c'era stato il cosiddetto "patto di Valmontone", che siglò l'intesa tra Piacentini e Domenico Marzi (Ds), pochi giorni dopo eletto sindaco. Quell'accordo aveva anticipato lo scenario nazionale, cioè l'intesa tra Democratici di Sinistra, Udr di Cossiga e Udeur di Mastella. Per il sostegno al Governo di Massimo D'Alema.