La Santa Pasqua è considerata la più importante festività della cristianità. Viene celebrata attraverso i sacri riti della Settimana Santa, che commemorano la passione, la crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo. Eventi che trovano il loro presupposto fattuale nel tradimento che venne perpetrato ai danni del Figlio di Dio da uno dei dodici apostoli: Giuda. Il teologo Salvatore Panzarella ha deciso di approfondire la conoscenza di questo oscuro e controverso personaggio ed ha recentemente deciso di pubblicare, per i tipi della casa editrice "Il Pozzo di Giacobbe", un'impegnativa ma interessante monografia intitolata "Giuda – La storia vera" (184 pagine).

Attraverso una certosina analisi dei testi sacri, racconta la vicenda di colui il quale si rese protagonista della più famosa (ed influente) delazione della storia umana. Per prima cosa prova a spiegare l'origine etimologica della denominazione di "Iscariota". Secondo alcuni sarebbe collegabile al nome del villaggio giudeo di "Keriot" dal quale Giuda – a quanto pare – proveniva. Per altri, invece, il termine deriverebbe dalla parola aramaica "Sakar", che significa "falso" (e, quindi, "l'uomo della menzogna"). Altra questione in ordine alla quale Panzarella prova a fare chiarezza è se Giuda possa essere effettivamente qualificato come uno degli apostoli.

Osserva a tal proposito l'autore che, nei testi evangelici, al di fuori dei drammatici eventi che poi caratterizzarono il "Venerdì Santo", appare come una figura piuttosto marginale rispetto alla storia terrena del Cristo, anche se è comunque identificato come "uno dei Dodici", e cioè, in sostanza, "uno dei più intimi", e cioè coloro che furono scelti da Gesù «come fondamento del nuovo popolo da Lui costituito con la sua predicazione e la Sua Pasqua».

Tuttavia è bene ricordare che «in tutte le liste evangeliche, Giuda è sempre inserito per ultimo, e connotato con la qualifica di traditore». Al di là delle questioni strettamente linguistiche, la figura di Giuda è oscura anche per ragioni più strettamente teologiche. Dalla lettura dei Vangeli emerge infatti un uomo la cui natura, ed il cui destino, non appaiono mai del tutto chiari ed inequivocabili. Tanto è vero che lo stesso Panzarella ritiene opportuno precisare che «Giuda è stato quel che è stato. Non tutto di lui può essere capito, non tutto è stato compreso, e i quattro vangeli non provano ad esaurirne il mistero... ciò che del personaggio è attendibile dalle quattro prospettive evangeliche è, in vario modo, segnato dall'incompiuto».

Non si riesce infatti a comprendere ad esempio fino a che punto la vile delazione dell'apostolo sia da considerare come il frutto di una sua autonoma e ponderata scelta personale (dettata probabilmente da motivazioni di tipo economico), o sia invece un ineluttabile effetto del ben più ampio e misterioso disegno divino. Perché a ben vedere, come ricorda testualmente Matteo nel suo testo evangelico, «tutto questo è avvenuto affinché si compiano le Scritture e i Profeti».

Sullo sfondo della vicenda (e dell'esegesi dei fatti) appare l'ingombrante ed inquietante presenza di Satana, che, secondo il Vangelo di Luca, guida e governa l'iniziativa di Giuda. Nel suo testo «tutta la vicenda è proiettata sul tema dello scontro fra Gesù e il male... il dato più innovativo è il riferimento iterato all'azione di Satana dietro le trame di Giuda contro Gesù, e il rinnegamento di Pietro. D'altra parte, nel contesto dell'arresto, al momento in cui il traditore gli si avvicina per baciarlo, Gesù fa riferimento a se stesso con la denominazione di Figlio dell'uomo. Permane il fatto da non trascurare che si tratta di una definizione apocalittica che interpreta la figura di Gesù, e la sua opera, come l'evento escatologico. Tutto l'episodio della passione, dunque, si configura all'interno di una contrapposizione tra categorie sovrumane, con cui i fatti che riguardano la Pasqua di Gesù interagiscono in maniera sostanziale... Giuda, quindi, non è una marionetta in mano a Dio, semmai ha subìto le seduzioni di potenze malvagie che in Luca paiono sovrastare e ispirare tutti i progetti contro Gesù... teologicamente... nulla di ciò che è accaduto si colloca fuori del volere di Dio, posto che ogni interpretazione determinista è fuori luogo per via della visione complessiva della storia salvifica che qui è in gioco».

Panzarella evidenzia che è tuttavia Giovanni, attraverso le parole del suo Vangelo, a dare al personaggio di Giuda grande profondità; egli provvede infatti a descriverlo utilizzando un linguaggio fortemente simbolico «come quando, anziché narrarne la morte, si limita a dire che uscì dal cenacolo mentre era notte... viene ingoiato dalla notte perché la Luce non è in lui. La sua condizione è ormai di totale estraneità a Cristo, e si volge nella direzione opposta e contraria a Lui...», ed a spiegare, con efficaci descrizioni, i drammatici dettagli del vile tradimento («...e mentre si svolgeva il banchetto, quando già il diavolo aveva messo nel cuore di Giuda l'Iscariota il progetto di tradirlo... Satana entrò dentro di lui... e gli disse... "quello che devi fare, fallo presto"»). Anche il destino dell'apostolo traditore rimane avvolto dal mistero.

Ricorda Panzarella che «solo Matteo e Luca narrano la sua fine, fornendone due differenti versioni, il primo per suicidio, mentre il secondo per morte accidentale... Marco tace del tutto... e il suo silenzio è una scelta per accentuare la focalizzazione cristologia del racconto pasquale». Mentre, come detto, Giovanni preferisce descriverla in modo palesemente simbolico, perché – come diceva Gesù – «io sono la luce del mondo, chi cammina dietro a me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».