II grande giornalista Joseph Pulitzer, al giovane apprendista che gli chiedeva consigli e suggerimenti su come fare per riuscire ad essere sufficientemente credibili ed efficaci nel dare una notizia, disse: «Presentala brevemente così che possano leggerla, chiaramente così che possano apprezzarla, in maniera pittoresca che la ricordino, e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce».
Questa frase, a distanza di tanti anni, presenta ancora oggi una sua attualità; in quanto non solo sintetizza bene l'intimo spirito del giornalismo più illuminato, ma soprattutto evidenzia la straordinaria importanza (e la grande responsabilità...) che hanno tutti coloro che svolgono il difficile mestiere del giornalista.
Perché, come mirabilmente disse Albert Camus, egli altro non è se non «lo storico dell'istante».

Molto probabilmente il famoso scrittore e drammaturgo francese (alla cui voce si unì anche quella non meno autorevole di Umberto Eco), intendeva riferirsi soprattutto ad un tipo particolare di professionista della comunicazione: colui il quale è sempre al posto giusto al momento giusto (che sia esso il fronte di una guerra o il luogo di un disastro, uno stadio o una piazza dove si sta svolgendo una manifestazione), e che, grazie alla sua abilità, ed al suo fiuto, riesce a carpire notizie, indiscrezioni o dettagli importanti dal politico di turno, da un testimone oculare, o dal protagonista di un fatto di cronaca, per offrirli, col suo stile, alla pubblica opinione.
Stiamo parlando del "giornalista di agenzia", affascinante figura professionale alla quale Stefano Polli e Cesare Protettì, che da decenni lavorano in quel campo, hanno deciso di dedicare il volume "Pezzi di storia – Dall'armistizio al coronavirus 48 avvenimenti –4 2 testimoni – Fatti e personaggi nei racconti dei giornalisti di agenzia"(329 pagine), da poco pubblicato da Istimedia.

Il libro è una ricca antologia di articoli dei principali giornalisti di agenzia italiani, attraverso i quali è possibile vivere (o rivivere), alcuni dei momenti più emozionanti della nostra storia recente. Si tratta di sguardi spesso "indiscreti", ma pungenti ed arguti, su eventi quasi sempre memorabili –talvolta dolorosi, e talaltra divertenti –che hanno in qualche modo segnato l'esistenza di ciascuno di noi. E che offrono l'occasione di calarci nel cuore della storia, nel costume e nella quotidianità spicciola. Nella bandella di copertina si legge: «Un libro dedicato ad un pubblico vasto, curioso di leggere aneddoti e storie legati a personaggi entrati, per diverse e a volte opposte ragioni, nell'immaginario collettivo o nella storia dell'umanità. Un'antologia di testi scritti da quei giornalisti (d'agenzia) costretti sempre a convivere con la tempestività, la velocità e l'immediatezza, e poco avvezzi a "lucidare la firma" e a fare i narratori. In questo libro tutti i colleghi che ci hanno regalato i loro racconti hanno potuto invece farlo, condividendoli a volte con giudizi, riflessioni e note di colore, che il giornalismo d'agenzia di solito non consente».

La bella raccolta, a dire il vero, trova una sua naturale integrazione, ed il suo ideale completamento, con un altro splendido volume, sempre a firma di Polli e Protettì, recentemente pubblicato (nella nuova edizione), sempre da Istimedia, ed intitolato "È l'agenzia, bellezza –Storia, teoria e tecniche del giornalismo di agenzia"(414 pagine). Esso, parafrasando argutamente la celebre frase pronunziata da Humprey Bogart nel film "L'ultima minaccia", ci accompagna nel mondo delle agenzie di stampa più famose. Che, come opportunamente tengono a precisare i due autori, sarebbe più corretto definire "agenzie di informazione".

Esse, per tradizione, fondano il loro preziosissimo lavoro sulla professionalità, sull'attenzione, sulla misura e, soprattutto, sui controlli severi degli eventi e delle fonti. Evidenziano infatti gli autori che «bisogna essere molto attenti ed onesti nel maneggiare le notizie». E che, soprattutto a causa della diffusione sempre più incontrollata di "fake news", «per il giornalista d'agenzia che vuole inseguire l'obiettività, le difficoltà nel valutare le informazioni si moltiplicano. La massa di notizie, voci, indiscrezioni –spesso infondate –cresce in maniera esponenziale, e il povero capo-desk di un'agenzia di stampa deve dare fondo a tutte le sue capacità ed all'esperienza per valutare le situazioni che gli capitano davanti». Proprio per questi motivi Polli e Protettì giustamente evidenziano anche che «sia pure con tutti i loro inevitabili difetti e limiti, le agenzie rappresentano ancora oggi gli anelli forti della catena dell'informazione... offrono un'informazione doc, cioè garantita da un marchio, una denominazione di origine.

Da un'agenzia esce sempre, in linea di principio, una notizia controllata da professionisti specializzati che esercitano una capacità di selezione, che mettono più versioni a confronto, che sanno dove spingere l'approfondimento». La specializzata "elaborazione informativa" di queste meritorie "imprese di comunicazione", si basa sui pilastri professionali che lo stesso Pulitzer individuò come fondamentali per dar corpo ad un giornalismo di qualità: l'autorevolezza, l'indipendenza, la professionalità, l'immediatezza, la completezza, l'imparzialità e l'obiettività. E soprattutto l'accuratezza. Ma è evidente che il rigido rispetto di queste regole ha un prezzo. Che talvolta diventa altissimo. Basti pensare infatti a quanti giornalisti (e fotoreporter, che in pratica "fanno cronaca" attraverso le immagini), ogni anno, arrivano a perdere la vita o vengono feriti durante lo svolgimento del loro lavoro.
Come scrisse Papa Francesco, nel messaggio rivolto agli addetti ai lavori in occasione della 55ª Giornata delle Comunicazioni Sociali del 23 gennaio scorso, ci vuole coraggio ad «uscire per andare fuori, laddove nessuno va, e conoscere, incontrare e poi raccontare, raccogliere, riportare, fino a consumare la suola delle scarpe, perché nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona». Ed il giornalista d'agenzia, questo, lo sa meglio di tutti.