Trent’anni in primo grado. Venti in appello. Pena ridotta di un terzo per Sebastiano Fedele, 46 anni, di Veroli, accusato dell’assassinio di Silvana Spaziani, la moglie, anche lei 46enne.

I fatti si svolsero nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2014, alla vigilia della festa della donna. Festa tragica per il Giglio di Veroli dove la coppia viveva in un’abitazione di via I Mignardi.

Ieri, il procuratore generale della Corte d’appello ha puntato alla conferma della condanna inflitta dal gup di Frosinone con rito abbreviato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giampietro Baldassarra, ha chiesto di considerare le aggravanti equivalenti alle attenuanti. E così i giudici hanno fatto decidendo per lo sconto di pena, derivante anche dal rito. Il delitto era stato scoperto su segnalazione dell’impresa di pompe funebri contattata dall’imputato.

Le indagini, condotte dai carabinieri, anche con il Ris, avevano puntato sul marito della vittima, subito arrestato. In tribunale, c’era stato uno scontro di perizie tra accusa e difesa. La prima riteneva che le botte inferte dal marito non sono la causa della morte. La morte, sostiene l’accusa, sarebbe stata provocata per soffocamento e a riprova di ciò ci sarebbero dei segni ritrovati sul volto della donna. Il perito nominato dalla difesa aveva avvalorato la tesi della morte causata dall’aggressione subita dalla donna che sarebbe stata percossa con un bastone d’acciaio. L’uomo, una volta rincasato dopo il lavoro, avrebbe trovato la donna a letto. Avrebbe preteso la cena e da lì era nata una violenta discussione.

L’uomo ha sostenuto di non aver voluto uccidere la donna, che riportò le fratture di costole, omero, femore, perone e braccia, e che questa sarebbe caduta dalle scale, salvo poi morire al letto. Parte civile l’avvocato Francesca Gatta per la madre della vittima, Giuseppa De Camillis.