Spazio satira
L'intervista
28.03.2023 - 20:00
Il pianista Alessandro Simoni
Alessandro Simoni, originario di Castro dei Volsci, brillante pianista classico, ha acquisito recentemente notorietà anche nel campo dello spettacolo leggero grazie alla serie televisiva "Mare fuori", di cui, insieme alla celebre musicista Gilda Buttà, ha curato l'esecuzione della colonna sonora. Ciociaria Oggi lo ha intervistato.
Perché si è avvicinato alla musica?
«Quando ero molto piccolo, i miei genitori mi regalarono una pianola con la quale cercavo di imitare i brani che più mi piacevano. Inoltre, mio zio, cultore di classica e di jazz, conservava gelosamente un archivio con centinaia di cd ed è grazie a lui che ho conosciuto i capolavori della letteratura musicale».
Che cosa è oggi la musica per lei?
«La musica è la connessione più intima che ho con me stesso. È un linguaggio, esattamente come le parole, ma allo stesso tempo è la porta di accesso a un mondo irrazionale, astratto, onirico. La musica eleva l'essere umano e, in qualche modo, purifica l'animo».
Quale bagaglio le hanno lasciato i suoi studi?
«Il conservatorio "Licinio Refice" di Frosinone è stato la mia "seconda casa". Lì ho vissuto per la prima volta immerso in un ambiente musicale e mi sono sentito parte di una grande famiglia. Figura essenziale è stata la mia insegnante di pianoforte, il maestro Gilda Buttà, grazie alla quale ho scoperto le ricchezze e le infinite sfumature di questo meraviglioso strumento. L'Accademia di "Santa Cecilia" di Roma è stata invece, dopo le esperienze all'Accademia di Recanati e all'École Normale de Musique di Parigi, l'apice del mio percorso di studi, grazie anche alla preziosa guida del maestro Benedetto Lupo».
La sua giovane ma intensa carriera ha comportato sacrifici?
«Certamente. È un mestiere, quello del pianista, che richiede grande dedizione, tenacia e perseveranza. Succede che si debba rinunciare a uscite con amici e ad altri svaghi, ma credo che le soddisfazioni più grandi derivino da grandi sacrifici, nella musica come in ogni ambito».
Che cosa è la "tecnica estesa", una sua specialità artistica?
«Per "tecnica estesa" si intende un qualsiasi modo di suonare uno strumento musicale che sia diverso da quello tradizionale. Nel caso del pianoforte, per esempio, si possono pizzicare le corde, o battere con il palmo sulla cassa armonica, o inserire oggetti tra e sulle corde».
La colonna sonora di "Mare fuori" le ha portato la notorietà come esecutore anche per quanto riguarda la musica leggera: qual è il suo rapporto con quest'ultima?
«Ho sempre ascoltato di tutto, dalla musica classica a quella elettronica, evitando discriminazioni. Non disprezzo dunque la musica leggera, che ha la forza di connettere le masse e unire le persone».
La sigla iniziale, "O mar for", di Matteo Paolillo, secondo lei è aderente alla realtà giovanile di oggi e quanto è realizzabile la speranza di una società migliore?
«La sigla iniziale rispecchia perfettamente la realtà giovanile di oggi, una realtà piena di dilemmi, problemi, paure. È particolarmente attinente a un universo, quello dei giovani, in cerca di punti fermi. Un universo in cui gli adolescenti sentono di doversi mostrare adulti, perché è la società che lo pretende. Credo che un cambiamento sarà possibile solo quando le persone impareranno ad ascoltare in primis se stessi e, dopo, gli altri».
Quale genere influenzerà la sua futura attività di compositore?
«Sicuramente il genere classico influenza strutturalmente il mio modo di comporre musica: la simmetria per me è un requisito fondamentale nella composizione. Inoltre, sono molto legato anche alla musica elettronica, alla sua capacità di creare mondi onirici e alle sonorità stravaganti che ispirano la mia ricerca sonora. Infine, una grande ispirazione è la musica di Ennio Morricone, espressione di ricca semplicità».
Consiglierebbe a un adolescente di intraprendere la carriera di musicista?
«Consiglierei di intraprendere la carriera di musicista a chi ama la musica e non può farne a meno, nonostante i sacrifici e le incertezze che questo mestiere implica».
Qual è il rapporto con Castro dei Volsci, suo paese di origine?
«Nonostante abbia sempre apprezzato e valorizzato le mie origini, da quando vivo a Roma apprezzo la Ciociaria sempre di più. Sarà che a volte sento la mancanza di quell'aria profumata e fresca degli alberi e della campagna intorno a casa mia, sarà che a volte ho nostalgia dei piatti tipici della mia terra, sarà che a Roma manca quel senso di comunità, di grande famiglia che si respira nel piccolo paese dove sono cresciuto. È proprio vero, il valore nascosto delle cose si palesa quando te ne allontani».
A suo parere, la musica potrebbe diventare uno strumento di pace internazionale?
«La musica è l'unico linguaggio universale che porta un vero messaggio di pace. Un motivo, questo, per potenziare nelle scuole lo studio della musica, unico strumento che supera ogni steccato e ogni barriera di diversità, discriminazione e disuguaglianza».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione