I libri disposti in maniera ordinata per essere acquistati e divorati nella lettura. Un auditorium (San Paolo) con un pubblico nutrito e attento nell’ascoltare l’ospite d’onore. In prima fila tutte le principiali autorità provinciali e cittadine che hanno voluto rispondere presente all’invito del gruppo Editoriale Oggi, che ha organizzato insieme alla Banca Popolare del Frusinate e con il contributo di Chateau d’Ax un intenso appuntamento culturale, il primo del ciclo “La carta dei libri”, con uno degli elementi di punta del giornalismo italiano: Giovanni Floris.

L’occasione è fornita non dal solito dibattito politico ma dalla presentazione dell’ultimo romanzo del conduttore del talk show “Di - martedì” de La7, “La prima regola degli Shardana”. Giovanni Floris ne ha parlato con il direttore di Ciociaria Oggi e Latina Oggi Alessandro Panigutti e con il collega Corrado Trento. «Un romanzo – ha detto Floris – della maturazione che racconta una storia di amicizia di tre personaggi che navigano fra i 40 e i 50 anni e di una ragazza, che cercano di rimettere insieme i cocci dei sogni della gioventù inseguendo un’ultima sfida. Un romanzo che non vuole avere un taglio generazionale». Un romanzo, però, che ha una certa vena autobiografica: «L’ho scritto nel momento in cui ho lasciato la Rai per passare a La7. Un periodo di grande cambiamento, di trasformazione che mi poneva davanti a una nuova impresa con tutte le paure e le incertezze».

Il libro è il sequel de “Il confine di Bonetti” e risponde a una precisa richiesta dell’editore Feltrinelli di «raccontare la vita di un manipolo di quarantenni che si affacciano alla porta dei cinquant’anni e hanno la grande occasione di aver una seconda chance». Il romanzo è un po’ lo specchio dell’Italia: un Paese che ha vissuto una grande stagione di sviluppo e che negli ultimi decenni sembra rassegnarsi a un inevitabile declino, ma che nasconde in sé quelle qualità per poter risorgere: la capacità di essere solidali nell’amicizia, l’altruismo e quella di saper fare squadra. Quello spirito di solidarietà collettiva che ha portato, ad esempio, l’Italia a vincere il mondiale del 1982 con un Franco Selvaggi, attaccante di Toro, Cagliari, Udinese e Inter, mai sceso in campo, che ha ispirato diversi passaggi del romanzo, ma che in quel contesto svolgeva, comunque, un ruolo chiave, oscuro ma decisivo.

Lo spirito di squadra «che la politica di oggi ha perso – ha continuato Floris – e che porta ad avere oggi schieramenti omologati, difficilmente distinguibili tra loro, quasi perfettamente intercambiabili. Negli anni Ottanta esistevano i partiti e i politici erano espressione di un’idea. Poi sono arrivati i leader che aggregavano le persone, oggi assistiamo al paradosso, come alle elezioni comunali di Roma, in cui ci sono i candidati a sindaco ma dietro non c’è nessuno, generali con un esercito da reclutare, messo insieme non si sa bene da quali ideali o valori».

E allora cosa ci può salvare? La regola degli Shardana, ovvero quella di non fare mai pipì controvento, una regola cui tenere fede ma che riesci a rispettare solo se l'hai trasgredita, come «colui che ha smarrito lo spirito del successo, ma sa come riconquistarlo perché ne ha memoria, nonostante siano passati gli anni».