«Dagli anni del mio esordio a oggi si è passati attraverso l’alta fedeltà, la riproduzione sempre più perfetta del suono, l’arricchimento tramite messaggi video. Tutto è diventato più accurato. E il mio modo di scrivere testimonia sempre l’esigenza di andare avanti lungo un percorso creativo».

Era il 1965 quando Ennio Morricone si aggiudicava il primo grande premio della sua unica e sfolgorante carriera: vinse il Nastro d’Argento con la colonna sonora di “A Fistfull of Dollars”(Per un pugno di dollari). Da allora, fino al 2016, è stato un crescendo rossiniano, questa volta è proprio il caso di dirlo, di premi e riconoscimenti conseguiti in ogni parte del mondo.
Morricone con l’Oscar 2016 per la migliore colonna sonora del film “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino ha chiuso il cerchio con il premio che, inspiegabilmente, fino a pochi giorni fa non gli era mai stato assegnato, se non alla carriera. Un talento indiscusso che ha portato Tarantino a paragonare Morricone, durante la consegna dei Golden Globe 2016, a Mozart e a Beethoven. Mai affermazione fu più giusta perché, in fin dei conti, non esiste compositore contemporaneo che più e meglio di Morricone possa rappresentare il successo popolare e mediatico della grande musica d’arte di tradizione europea.

Ennio Morricone, che è originario di Arpino, che ha insegnato al Conservatorio “Refice” negli anni Settanta, una volta tornato in Italia dagli Usa, verrà a Frosinone per un concerto con l’Orchestra da Camera che si terrà, con ogni probabilità, per la fine di marzo al Teatro Nestor. A dare la conferma della presenza del premio Oscar nel capoluogo è il presidente dell’Orchestra da Camera di Frosinone Annarita Alviani: «Avremo il grande privilegio di avere come ospite il più grande compositore del mondo. Con l’appoggio del Comune di Frosinone, della Camera di Commercio, di istituzioni e di imprenditori illuminati potremo assistere ad un evento unico. Per me, come presidente dell’Orchestra è un grande orgoglio. La nostra formazione musicale, diretta dal Maestro Maurizio Turriziani, è nata da poco, masubito si èfatta apprezzare. E questo concerto è per noi un grande riconoscimento».

L'intervista a Maurizio Turriziani, direttore dell'Orchestra da Camera di Frosinone

Una grande passione che li unisce da oltre 30 anni e un rapporto di lunga amicizia, impreziosita dalla stima reciproca. Parlare con Maurizio Turriziani a poche ore dalla consegna dell’Oscar al suo maestro Ennio Morricone, significa entrare in contatto con un mondo ricco di emozioni e di ricordi, sempre alimentato da grandi progetti.

Maestro Turriziani, cosa rappresenta per lei Morricone?
«Professionalmente, ma anche umanamente, è senza alcun dubbio un punto di riferimento fondamentale».

È vero che le ha dedicato un suo lavoro?
«Sì, ed è stata un’esperienza unica».

Quando è successo?
«Era il 1993. Non avevo ancora compiuto 30 anni ed ero un giovane virgulto contrabbassista che si affacciava alla professione. All’epoca, lui faceva parte del gruppo “Musica d’oggi” e quando mi sentì suonare decise di dedicarmi un concerto per contrabbassi e archi dal titolo Brae-vissimo, che nasconde un doppio significato: bravissimo come economico all’esecutore e brevissimo perché il brano dura solo 10 minuti».

Ricorda la prima esibizione?
«Come dimenticarla: al Lingotto di Torino, nell’ottobre del 1995, in occasione dell’inaugurazione dell’auditorium e del centro congressi».

Quando l’ha sentito l’ultima volta?
«L’ho chiamato prima che partisse per Los Angeles per un in bocca al lupo».

Riuscirà e vederlo presto?
«Molto presto. Quando rientrerà in Italia gli concederò un paio di giorni al massimo per riprendersi dal jet lag e poi lo incontrerò con Stefano Reali perché stiamo organizzando un suo concerto nel capoluogo con l’Orchestra da Camera di Frosinone (che sarà sponsorizzato dalla Camera di Commercio, ndr)».

Come è il maestro Morricone sul lavoro?
«È inflessibile, esigente con se stesso, altrimenti a 87 anni non sarebbe ancora in auge. Quando stacca, invece, ama ridere e gli piace raccontare barzellette. Ma soprattutto è umile. Guai a chiamarlo maestro. Lui è Ennio».

Il sindaco di Arpino, Rea, gli ha scritto per invitarlo a ritirare un riconoscimento

«Orgogliosi ed estremamente felici per il maestro Morricone. Personalmente gli ho inviato una lettera, due settimane fa, in cui lo informo che, a nome della comunità, sarei onorato di riceverlo per assegnargli il premio “Città di Arpino”. Mi ha fatto sapere, attraverso il suo amico Massimo Struffi, che non appena rientrerà dagli Stati Uniti vedrà cosa si può fare». Ad Arpino Ennio Morricone non è soltanto cittadino onorario: è lì che ci sono le sue origini.
Il padre era un trombettista arpinate e al quartiere Colle abitavano i suoi nonni. Lui, nel piccolo paese ciociaro, è tornato più volte, così come è stato a Monte San Giovanni Campano nel 2004 e ad Alatri nel 2008. Di lui, lo stesso Struffi ha detto: «La caratteristica più importante del mio caro amico Ennio? Un incredibile rigore nel sostenere le sue metodologie compositive. Il cruccio più grande della sua carriera? La sua musica operistica poco conosciuta rispetto alle colonne sonore della cinematografia».