Lo aspettano per sentirlo parlare. Vogliono ascoltare dalla sua voce la verità sulla vicenda che sui poco più di 1.200 abitanti del piccolo comune valligiano, a due passi dal santuario della venerata Madonna nera di Canneto, è esplosa come una bomba e ha lasciato macerie ovunque.
Oltre che dubbi, domande, interrogativi e distinzioni, spesso anche arbitrarie, tra scomunicati e fedeli “salvi” (non per miracolo, è proprio il caso di dirlo) dal provvedimento ecclesiastico. Da quella domenica, 5 giugno, in cui tutte le chiese della Diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo hanno ricevuto la missiva della Santa Sede, a Gallinaro la vita non è stata più la stessa. E gli abitanti, molti dei quali ferventi seguaci della compianta Giuseppina Norcia, ora non riescono a capire cosa sia accaduto a quella fede per il Bambinello che hanno sempre conservato integra e preservato da credenze altre e che ora sembra, in qualche modo, “perseguitata”. Adesso, però, con lo scisma, la scomunica e le dure prese di posizione assunte dalla Chiesa cristiana universale della Nuova Gerusalemme che fa riferimento a Samuele Morcia, le cose sono cambiate anche per loro.
Dopo monsignor Lecce, vicario della Diocesi di Sora e dopo la “profezia avverata” del presule emerito, monsignor Luca Brandolini, ecco che i fedeli aspettano di ascoltare il numero uno della Diocesi. E potranno farlo domenica prossima, 19 giugno, proprio nella loro chiesa di San Gerardo. È lì, infatti, che il vescovo Gerardo Antonazzo salirà sul pulpito alle 18. In realtà, secondo quanto si evince dall’agenda pastorale, si tratterebbe di un normalissimo appuntamento, una celebrazione da tempo inserita nel viaggio sul territorio che monsignore ha iniziato subito dopo il suo insediamento. Vero è, anche, che l’occasione, in queste circostanze, assume un significato molto più evocativo, illuminante, oseremmo dire “catartico” rispetto alla posizione della Chiesa cattolica su quanto sta accadendo a Gallinaro.
Cosa dirà monsignor Antonazzo da quel pulpito? Si esprimerà sullo scisma e sulla scomunica “latae sententiae” oppure osserverà per primo l’indicazione che lui stesso ha impartito ai parroci della sua Diocesi, e cioè il silenzio? Non è dato saperlo. Sarà, comunque, il caso di ascoltarlo.