Continua il part-time della biblioteca comunale: porte chiuse in piazza San Francesco. Gli studenti sono stufi e vogliono capire a che gioco sta giocando la classe politica. «Orari ridotti per perfezionare il servizio», con questo slogan gli amministratori avevano comunicato a fine marzo un cambiamento mal digerito dai fruitori dello spazio pubblico.

«Fino al 15 aprile i servizi bibliotecari vedranno l'apertura dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 12, mentre lo sportello politiche giovanili e sala informatica varieranno l'orario lunedì e giovedì, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17 e 30, martedì e venerdi dalle 9 alle 13 e mercoledì chiuso» recitava l'avviso che indicava inoltre per i 15 giorni anche la chiusura dell'archivio storico comunale.

«Importanti variazioni anche per l'apertura delle sale studio e del sevizio emeroteca» si era detto lo scorso mese: lunedì e giovedì dalle 8 alle 18, martedì e venerdì dalle 8 alle 13 e mercoledì chiusura. Pronto con le scuse l'assessore alle politiche culturali, Sandro Gemmiti, aveva esternato vicinanza ai cittadini.

«Questo piccolo disservizio - ha detto - garantirà alla mia gestione la certezza di una maggiore e più puntuale efficienza del servizio erogato. Si è voluto, in queste due settimane, concentrare numerose attività di coordinamento, non solo funzionale e logistico, ma anche gestionale, intendendo con ciò anche il perfezionamento delle procedure di gara per l'affidamento dei servizi bibliotecari» - ha concluso Gemmiti, rendendosi disponibile ad accogliere suggerimenti da parte degli utenti

«Noi studenti di suggerimenti ne abbiamo tanti, ma non vengono ascoltati. Innanzitutto - spiega un gruppo di giovanissimi - chiediamo l'immediato ripristino del vecchio orario d'apertura delle aule studio. Inoltre desideriamouna rete wi-fi nella struttura e vorremmo un distributore di bevande e snack. Le aule sono poche illuminate e in inverno anche fredde, anche se è stato lodevole il gesto dell'assessore Gemmiti che ha cercato di aiutarci con delle stufette, ma gli ambienti sono molti ampi e crediamo che l'Amministrazione debba valutare di risolvere il problema in maniera radicale».