Finalmente anche la Regione Lazio ha una sua legge contro il caporalato. Proprio ieri (alle 3.30 di venerdì mattina per l'esattezza), il Consiglio guidato dal presidente Mauro Buschini, con 26 voti favorevoli su 31 (4 astenuti), ha approvato il nuovo documento dal titolo "Disposizioni per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura", una sintesi delle proposte della Giunta di Nicola Zingaretti e dei consiglieri Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) e Alessandro Capriccioli (+Europa).

L'obiettivo, come enunciato nell'articolo 1, è quello di «contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e favorire l'emersione del lavoro irregolare nel settore agricolo». Tra i contenuti della normativa approvata ieri ci sono anche gli elenchi di prenotazione telematici per fare incontrare domanda e offerta di lavoro e gli indici di congruità, attraverso i quali si definisce il rapporto tra quantità e qualità dei beni e servizi offerti dai datori di lavoro e la quantità delle ore lavorate. Diversi gli emendamenti che hanno modificato l'articolo 5, quello sui centri polifunzionali per prestare assistenza ai lavoratori, poiché - per la destra - si rischiava di creare un duplicato dei Centri per l'Impiego.

Istituito un osservatorio regionale sul lavoro in agricoltura presso l'assessorato competente in materia di lavoro. Istituito anche un programma triennale degli interventi, che comprende, tra gli altri, l'incentivazione all'assunzione di soggetti che hanno denunciato una o più imprese per ricorso al lavoro irregolare e l'agevolazione del trasporto dei lavoratori da e per il luogo di lavoro.

Spazio poi alle nuove condizioni di accesso per i benefici economici per le imprese agricole, alle campagne di informazione e sensibilizzazione. In totale, sono previsti 430mila euro per l'anno corrente e 950mila euro ogni anno per i prossimi due anni. «Siamo tra le poche regioni italiane che, dopo la legge nazionale, legifera contro lo sfruttamento in agricoltura, una piaga che nel Lazio colpisce circa 12 mila lavoratori - ha dichiarato il consigliere Eleonora Mattia - Non solo stranieri, ma anche tanti italiani e tantissime donne, costrette a lavorare a 50 gradi nelle serre, spesso sotto ricatto non solo economico ma anche sessuale»