Meno quaranta per cento. Un numero che va scritto per esteso, lettera dopo lettera, perché le cifre non basterebbero a descrivere la gravità della situazione. Si tratta del bilancio shock della campagna olearia 2018 del Lazio, dove nell'intero corso dell'anno appena trascorso, è stato registrato un calo di produzione di oltre un terzo rispetto al 2017.

I dati arrivano direttamente da Unaprol - Consorzio olivicolo italiano - e sono stati illustrati nel corso dell'evento "Olio Extravergine, le strategie per rilanciare il settore", che si è tenuto a Roma presso l'Ara Pacis. L'allarme viene lanciato da Coldiretti Lazio, tramite il presidente David Granieri: «Dal Lazio arriva il 18% dell'olio italiano, si tratta di un settore importantissimo che vede impegnate circa 60mila aziende e 329 frantoi – spiega David Granieri, presidente Unaprol e Coldiretti Lazio – Una stagione del genere avrà conseguenze gravi anche per i prossimi anni perché i danni solo sulle piante superano i 40 milioni di euro e sarà necessario ripiantumare. Senza stanziamenti importanti da parte del governo e della regione migliaia di aziende e di frantoi rischiano seriamente di chiudere».

Entrando nel dettaglio, la diminuzione più netta della produzione ha riguardato le province di Rieti e Latina, dove è stato registrato addirittura un crollo del - 58%, con conseguenze drammatiche su tutta la filiera. Migliaia di giornate lavorative sono andate letteralmente perse, con molti frantoi che hanno deciso di rimanere chiusi.

Infatti, ad incidere pesantemente su questo calo drammatico, sono state le gelate di febbraio e marzo, che hanno danneggiato e compromesso migliaia di ulivi. A questo si aggiungono gli eventi atmosferici estremi nel pieno del periodo della raccolta, tra ottobre e novembre, con trombe d'aria nella provincia di Latina e bombe d'acqua a Roma e in Sabina.

Calo record anche a Frosinone (- 46%) e Roma (- 38%). Diversa la situazione a Viterbo con una diminuzione solo del 3%, poiché a fronte di zone duramente colpite dagli eventi atmosferici altre aree vocate hanno fatto registrare un aumento netto della produzione. Ne è un esempio a zona di Canino, nonostante una resa delle olive inferiore rispetto allo scorso anno.