Il Consiglio regionale ha approvato nella seduta di ieri la proposta di legge sulle "Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l'infanzia". Si tratta di una innovazione normativa dopo quaranta anni dalla precedente legge regionale 59/80.
La caratteristica primaria dell'attuale legge consiste nell'avere introdotto il principio dei poli educativi da 0 a 6 anni, che prevedono la continuità tra asilo nido e scuola dell'infanzia, oltre a fornire una disciplina dettagliata per i servizi educativi integrati.

«L'approvazione della normativa - ha dichiarato l'assessore alle Politiche sociali, Welfare ed Enti locali, Alessandra Troncarelli - è il risultato di un grande lavoro di concertazione tra parti sociali e rappresentanti di nidi, cooperative e organizzazioni sindacali. Quindi, per questo importante traguardo raggiunto, desidero ringraziare tutti i membri della IX Commissione, a partire dalla presidente Eleonora Mattia, nonchè prima firmataria, insieme a tutti i consiglieri regionali. L'obiettivo che ci ha guidati in questo percorso - ha specificato l'assessore - è sempre stato quello di elevare da un lato il livello qualitativo dell'offerta educativa, rendendola più aderente alle esigenze odierne delle famiglie e delle donne, oltre a favorirne la diffusione su tutto il territorio regionale, comprese le zone periferiche e i piccoli centri; dall'altro, quello di essere al fianco dei bambini del Lazio e delle loro famiglie». Inoltre, per il nido in senso stretto cambia la ricettività.

In tale ambito è importante la previsione, per la sezione lattanti, di una quota di riserva per un numero di posti non inferiore al 20% rispetto a quelli autorizzati. Rispetto alla normativa precedente, viene fissato anche per il nido un orario quotidiano che, a partire dalla mattina, va da un minimo di 6 a un massimo di 12 ore, garantendo comunque 5 giorni la settimana per dieci mesi all'anno. Un'ulteriore e rilevante novità è la nascita di due servizi sperimentali particolarmente significativi: uno di tipo diurno a offerta pubblica, che potrà essere attivato in strutture quali fattorie, agriturismi, riserve naturali o parchi; l'altro previsto in orario notturno e nei giorni festivi all'interno delle attività educative aziendali. In questo secondo caso, la Regione Lazio promuove un servizio che, sulla base di specifiche e documentate esigenze lavorative dei genitori, può prevedere l'apertura anche nelle giornate di sabato e domenica, durante le vacanze natalizie e pasquali, nei mesi estivi, nonchè di notte.

«Con questa legge - ha concluso l'assessore Troncarelli - abbiamo voluto dare rilievo all'inclusione dei bambini con necessità educative speciali e al loro inserimento nei nidi. A loro favore, per la prima volta, viene previsto un piano educativo personalizzato e integrato con le competenze sanitarie, ma anche adeguato alle esigenze individuali. Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta alla qualità pedagogica, sia attraverso la previsione dettagliata di un progetto educativo e di un'equipe che partecipa alla sua stesura, sia attraverso l'istituzione del sistema di accreditamento non contemplato dalla vecchia Legge regionale 59/80, che punta a una qualificazione complessiva dell'offerta pubblica e privata in tutto il Lazio, per garantire alle famiglie un servizio omogeneo e qualitativo sul territorio».

Alle dichiarazioni della responsabile delle Politiche sociali ha fatto eco il presidente del Consiglio regionale, Mauro Buschini, al termine della seduta dell'Assise: «Con la nuova normativa sui servizi educativi per l'infanzia - ha detto - il Lazio si mette finalmente al passo, dopo l'ultima legge regionale che risaliva a 40 anni fa, con le nuove esigenze della scuola, delle nostre comunità. E in tal modo risponde alla necessità di essere ancora più vicina ai bambini fino ai 6 anni, tra i più colpiti dal lockdown, e alle loro famiglie». Buschini ha aggiunto che grazie alla legge sulle "Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l'infanzia", «la Regione anche con alcuni punti innovativi come il nido domestico, scommette su un'educazione di qualità e su servizi pubblici inclusivi, per abbattere le diseguaglianze e gli ostacoli che impediscono la frequenza a tutti i bambini.

Voglio ringraziare tutti i gruppi che, dalla Commissione al confronto in Aula - ha concluso il presidente del Consiglio regionale - hanno scritto un'altra bella pagina di politica, portando avanti un lavoro molto costruttivo e superando le divisioni pur nelle diverse sensibilità, con l'obiettivo di migliorare un testo che è uno strumento moderno per i diritti dei bambini». Dunque, un passo avanti rispetto alla precedente legge n° 59 del 16 giugno 1980, composta di 38 articoli, chje nel definire l'asilo nido «un servizio socio-educativo di interesse pubblico che, nel quadro della politica generale educativa e formativa della prima infanzia e socio-sanitaria dell'ente locale», accoglieva i bambini fino a 3 anni, oggi portati a 6, ampliando così la platea degli utenti.