Lâultimo atto della disputa sul progetto del Villaggio degli emigranti si consuma con due lettere. La prima di sindaco, assessori, consiglieri comunali, fatta eccezione per i due di minoranza. Lâaltra, di risposta, del Comitato per la difesa della piana. Un botta e risposta a distanza che segna, nel peggiore dei modi, la fine del confronto aperto a fatica e comunque tentennante. Confronto dal quale, però, ora lâamministrazione sembra voler prendere le distanze.
LA LETTERA DEL SINDACO
Questo almeno si evince dalle lettera di sindaco e colleghi. Nella missiva, innanzitutto, si nega ogni apertura alle proposte alternative così come riportato dagli articoli di stampa pubblicati allâindomani del dibattito che si è svolto lâestate scorsa. Articoli, scrive il sindaco, che non vanno ascritti «a miei indicazioni ma al libero arbitrio della stessa». Lâamministrazione pare non aver gradito che sulla questione si siano accesi i riflettori: «Con mia amarezza leggo ed accerto che lâargomento è stato posto anche quale interrogazione parlamentare oltre che di informative verso le sovrintendenze ai beni architettonici e archeologici con varie argomentazioni ove si continua con allusioni strane con nomi e cognomi come a voler far apparire lâoperazione poco chiara ove nel retro chissà cosa si cela e ciò chiaramente non facilita il mio compito ma lo rende più difficile». Probabilmente, scrive il primo cittadino al comitato, «non ci siamo capiti, forse la vostra ideologia ed il vostro pensiero, che è di tutto rispetto, non vi ha permesso di capire che i tempi della politica sono lunghi e tortuosi e che alcuni in alcuni casi è meglio attendere che pressare la questione, ma il mio consiglio non è stato ascoltato». Lâamministrazione quindi dice di voler andare avanti con il progetto, «con tutte le considerazioni legate a migliorie progettuali, opere aggiuntive e soprattutto certezza di unâopera chiavi in mano che possa il giorno dopo la consegna dei lavori essere posta a regime». Il sindaco e colleghi non spiegano in cosa consisteranno queste migliori, assicurano soltanto che «lo scopo è quello di avere un complesso edilizio rispondente il più possibile allâidea dellâAssociazione Laziali nel Mondo e ai contenuti e alle prescrizioni dettate nellâatto autorizzativo della variante al Prg, e soprattutto armonizzare il più possibile lâopera nel contesto in cui si pone con la massima attenzione al centro storico di cui diverrebbe unâappendice». E Villaggio degli Emigranti sia dunque, conclude lâamministrazione, «per il bene di questa nostra comunità del nostro territorio e del nostro invidiabile paesaggio ch da solo non rende economia, ma con giusto equilibrio potrà essere un valore aggiunto».
LA REPLICA DEL COMITATO
«La bellezza non è una ideologia». Il Comitato per la difesa della piana risponde punto per punto allâamministrazione comunale. Il sodalizio, innanzitutto, si dice «profondamente deluso da chi in pubblica piazza si era preso lâimpegno da valutare in sede consiliare le proposte del Comitato. Non fu la stampa ad annunciare unâapertura», ma il sindaco stesso «davanti a molti suoi concittadini». Il Comitato nega allusioni a procedure amministrative non corrette, operazioni poco chiare. Rivendica, invece, lâaver utilizzato tutti gli strumenti per chiedere maggiori approfondimenti sotto il profilo paesaggistico. «Non essendo avvezzi ai lunghi e tortuosi tempi della politica, abbiamo agito limpidamente utilizzando strumenti di politica e democrazia, e ciò non dovrebbe generare risentimento o amarezza». La questione del villaggio, prosegue il Comitato, «non è una questione personale» e visto che «lâamministrazione si è fatta portavoce di un progetto divenuto oggi illuminate» non dovrebbe avere «alcun problema a difenderlo in sede parlamentare». Quindi il sodalizio ribadisce i dubbi: «Non ci è stato mai spiegato il senso di una nuova struttura in un paese pieno di case in vendita, smentita la vostra affermazione di un obbligo per una nuova costruzione nelle norme del finanziamento, il senso di un albergo per degli emigranti che non vogliono tornarci, o che peggio non sanno neanche che si sta costruendo qualcosa per loro». Il Comitato assicura che porterà avanti la propria battaglia: «Il paesaggio non si può misurare o valutare come un qualsiasi altro bene e la sua tutela non è solo unâideologia, ma un punto di partenza e riflessione per lo sviluppo di un territorio».