Un’invasione di cinghiali che non accenna ad arrestarsi. E che la situazione non sia delle migliori, per le coltivazioni e la sicurezza dei residenti delle zone di campagna, lo dicono i numeri: dalla riapertura della caccia i cinghiali abbattuti appena fuori dai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno raggiunto cifre a tre zeri.

«I cinghiali sono diventati furbi – racconta un giovane cacciatore – i loro rifugi sono all’interno del Parco dove non possiamo cacciarlo, ma la notte, e non solo, esce da quei confini e vaga nelle campagne della Valcomino in cerca di cibo».

E dove passano creano danni. Ne sa qualcosa il proprietario della neonata Azienda vinicola I Ciacca, alle porte di Picinisco che ha avuto le piantine di vite appena messe a dimora tutte distrutte dalla furia dei cinghiali: un danno enorme nonostante l’intero podere fosse protetto da rete metallica su un perimetro di oltre un chilometro. Ora i cacciatori iniziano a dubitare che avranno la meglio nella lotta: «Si riproducono a un ritmo impressionante» ammettono sconsolati.