È una vittoria per l’intero territorio. Qualcosa si muove. Sono finiti gli anni di (insensato) “negazionismo” e di polvere sotto il tappeto quando si parla di veleni e salute pubblica. In meno di 48 ore due amministrazioni hanno deciso di intervenire, dopo le denunce degli ambientalisti e soprattutto dopo che i risultati dell’Arpa hanno lasciato davvero poco spazio all’immaginazione.
E lo hanno fatto non rifacendosi a normative piuttosto ampie e poco incisive:questa volta, per la prima volta sul territorio, il divieto di coltivazione e pascolo, nonchè di uso delle acque inquinate, è stato fatto ai sensi dell’articolo 191 del TFUE, cioè il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

Lo stesso che stabilisce «di reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente». Anche Sant’Elia è scesa in campo emanando un’ordinanza per il versante di competenza della località Pantanelle. Un atto d’urgenza, sembrerebbe, perchè stando ai beninformati l’estensione dell’area a rischio su cui intervenire potrebbe essere di gran lunga più vasta.

La reazione

«Il TUEF ha lo scopo di garantire un alto livello di protezione dell’ambiente in caso di rischio grave. In effetti secondo la Commissione Europea “il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi, individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza” - ha spiegato Edoardo Grossi, che insieme ad Avella e Altieri non intendono proprio abbassare la guardia - Visto che il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, la decisione assume una connotazione ben precisa. Dobbiamo ringraziare l’assessorato all’Ambiente di Cassino e Sant’Elia per il duro lavoro che ha permesso di raggiungere questo importante risultato. L’inquinamento non è certamente l’unico problema del nostro territorio, ma è prioritario. Ora non bisogna fermarsi all’ordinanza che va fatta rispettare, ma occorre cercare le cause della contaminazione per avviare l’iter di bonifica dell’intera area».

La presenza di concentrazioni pericolose di sostanze come alluminio, ferro, manganese e metalli pesanti tra i campi a perdita d’occhio tra Cassino e Sant’Elia non è più solo un’ipotesi. Quello che resta da capire è, oltre alla fonte, da quanto tempo siano presenti e sedimentate: «Non è escluso che in tutti questi anni ci sia stata una contaminazione di tutta la filiera alimentare che spiegherebbe - continua Grossi - anche l’alta incidenza di patologie gravi nel nostro territorio di cui parlava anche l’ex procuratore della Repubblica di Cassino, Mario Mercone, nel dicembre del 2013. Bisogna rimboccarsi le maniche».