Medici sotto accusa, dopo oltre due anni di processo, l’esclusione di 80 testimoni (tra quelli del pm e quelli della difesa) e una lunga fase preliminare si è arrivati finalmente alle battute finali di una importante vicenda giudiziaria.

Ieri sono state avanzate le richieste di pena nei confronti di cinque medici e tre pazienti accusati rispettivamente i primi di peculato e concussione, gli altri di favoreggiamento. Dura la requisitoria del pm che ha chiesto per gli imputati 17 anni di carcere in totale: tre anni e sei mesi per due dei camici bianchi; due anni per altri due medici e un anno di reclusione per le persone che invece sono state chiamate a rispondere di favoreggiamento nei confronti dei professionisti dell’ospedale di Pontecorvo.

L’impianto accusatorio muove sulle ipotesi che i professionisti (medici intramoenia) del De l Prete avrebbero “dirottato” i loro pazienti verso visite post-operatorie eseguite nei loro studi privati anziché in regime di pubblica assistenza. Un’indagine partita in realtà dalla denuncia di un anestesista ai Nas di Latina su presunti interventi estetici fatti passare per operazioni tecnico-funzionali. Ipotesi poi risultata del tutto infondata. Tanto che il gip rigettò la richiesta della misura cautelare (un provvedimento interdittivo della professione per i camici bianchi) escludendo con ampie motivazioni la sospensione sia per il primario difesi dagli avvocato Sandro Salera e Paolo Marandola, sia per gli altri medici assistiti dagli avvocati Arturo Buongiovanni, Mariano Giuliano, Ranaldi, Nobile e Vincenzo Marrone.

Con l’accertamento di ben tre periti che avrebbero dimostrato l’infondatezza delle accuse mosse dall’anestesista ai Nas, la regolarità dei servizi erogati sarebbe stata comprovata. Ma ciò non avrebbe bloccato le indagini, estese a tutto campo: un anno di intercettazioni, appostamenti e pedinamenti avrebbe portato alla luce altri aspetti su cui gli inquirenti hanno poi concentrato le loro attenzioni. Sospetti che avrebbero dapprima portato alla formulazione di un’ipotesi di reato per peculato, con la richiesta avanzata al Gip Mancini di misure cautelari dei domiciliari per gli indagati, poi rigettata. E l’apertura di un lungo e complesso processo, ora giunto alle battute finali. Il prossimo 5 aprile fissata l’udienza per ultimare le discussioni delle difese. Il 26 aprile, invece, è attesa la sentenza.