Guido Crosetto, che da qualche mese si è dimesso da parlamentare, oltre ad essere uno dei politici più noti e apprezzati del centrodestra (un passato in Forza Italia e poi l'approdo in Fratelli d'Italia dove è diventato presto un punto di riferimento del partito di Giorgia Meloni) è anche un profondo conoscitore del tessuto imprenditoriale e produttivo del nostro Paese.
È presidente dell'Aiad, la federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza.

Ma ha una percezione maturata "sul campo"di quelle che sono le reali esigenze delle imprese, delle cosiddette "partite Iva" e di tutto il mondo che costituisce l'ossatura, il cuore pulsante del Sistema Italia. Qualche giorno fa ha postato, sulla sua pagina facebook, un video nel quale traspariva tutta la sua delusione per le misure del governo contenute nel decreto "Cura Italia".

Allora Crosetto, qualche giorno fa, si è espresso molto duramente contro il decreto del governo Conte…
«Non mi sono espresso contro qualcosa o qualcuno, l'ho anche specificato, ma ho cercato di far giungere al Governo una voce diversa rispetto a quella dei burocrati che lo circondano e che evidentemente sono lontani anni luce dalla realtà delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese».

La problematica Covid-19 presenta tre fronti: prima di tutto quello sanitario, poi quello economico, infine quello finanziario. Partiamo da quello sanitario, dalla guerra al virus.
Cosa ne pensa?
«Mi spiace doverlo dire ma si è capita la gravità di ciò che stava accadendo troppo tardi.
Si sono perse settimane ad attaccare chi chiedeva di chiudere e di essere più duri con chi arrivava dall'estero. Io ho iniziato a preoccuparmi ed a cercare di far muovere le istituzioni, a gennaio. Non perché sia un esperto ma perché ho seguito ciò che accadeva in Cina ed ho ascoltato il professor Burioni. Ieri guardavo le mie conversazioni via whatsapp con un presidente di Regione amico: il 7 gennaio gli scrissi "compra tutte le mascherine che trovi e compra respiratori, tra poche settimane non ne troverai più!". Sono passati 45 giorni da allora e sembra un secolo. Ma guardiamo al futuro: servono efficienza, decisione e velocità. Ad esempio sui test o sulle medicine che pare abbiano avuto effetti positivi in altre nazioni. Devo dire, per amor di verità, che il ministro della salute Roberto Speranza si sta dimostrando persona seria».

Riguardo alla prospettiva economica lei denuncia l'insufficienza delle misure del Governo rispetto alle aspettative del mondo delle imprese. Dove si poteva incidere di più?
«Secondo lei a cosa serve spostare la scadenza del versamento dell'Iva o di altre scadenze dal 16 al 20 marzo? Non hanno capito cosa sta accadendo in moltissime aziende: non hanno lavorato e quindi non fattureranno e non sconteranno le fatture in banca. Poi, probabilmente, cresceranno anche gli insoluti, aumentando le difficoltà complessive. Chi vive la realtà sa che questo può accadere ed allora magari avrebbe spostato le scadenze di due mesi. Per iniziare».

Pensa che i nostri imprenditori verranno messi in grado dal sistema bancario di adempiere ai loro impegni in questo contesto di grave difficoltà?
«No, il sistema bancario da solo non può e non ce la fa. Occorre un intervento dello Stato che con una garanzia sovrana erga omnes, per tutti, consenta alle banche di aumentare il fido, come scoperto di conto puro perché il "salvo buon fine" non serve se non fatturo, del 20-30% degli affidamenti complessivi. Poi andrà costituito un reddito universale per 2 mesi a chiunque abbia perso lavoro o stipendio. Non dobbiamo far entrare il sistema delle aziende in una spirale di crisi e mancanza di liquidità che lo distruggerebbe. E quindi distruggerebbe l'Italia».

In molti si chiedono se verranno, per esempio, allentati o sospesi, i famosi paletti di Basilea 3…
«Devono essere sospesi immediatamente, senza pensarci un attimo. Anche perché altrimenti tra un mese nessuna società avrà più il rating per avere fidi! Solo uno stupido non lo capirebbe».

Come si comporterà la finanza globalizzata nelle prossime settimane? Teme attacchi al sistema delle nostre imprese strategiche?
«Assolutamente sì. Se io avessi un'enormità di soldi, adesso, comprerei tutte le azioni disponibili di moltissime società italiane. Non bisogna essere un genio per sapere che tra un anno varranno come o più di prima che scoppiasse questa crisi. Perché non lo faccio? Perché non li ho. Ma la finanza mondiale li ha e quindi può comprarle per guadagnare tra qualche mese o per scalarle. Penso ad Enel o Eni o Generali o Intesa, ma potrei farle decine di nomi di gioielli dell'industria».

Concorda che andava studiata una strategia che prevedesse soluzioni per l'immediato ma che offrisse anche prospettive per una ripartenza?
«Va fatto immediatamente. Si può usare anche un sistema già accennato nel penultimo decreto e cioè usare Cassa depositi e prestiti con garanzia sovrana. Sia per dare liquidità al sistema sia per acquistare titoli delle aziende italiane e sottrarle agli attacchi degli speculatori.
Come fecero gli Usa. Poi rivendettero guadagnando. Spero capiscano. Fabrizio Palermo (amministratore delegato e direttore generale di Cassa depositi e prestiti) però, a mio avviso, saprebbe perfettamente come fare».

Che tipo di Europa immaginate per il dopo Covid-19?
«L'Europa ha perso molte occasioni per guadagnare credibilità, in questa vicenda.
Negli ultimi giorni, dopo la figura barbina della Lagarde, e soprattutto dopo che Germania e Francia si sono scoperte anche loro malate e deboli, qualcosa è cambiato. Mi auguro che il Governo sappia cogliere questo cambiamento senza regalare pezzi di sovranità che nessuno gli chiede nemmeno più».