Lo scontro da politico è diventato giudiziario. Ieri mattina, per qualche minuto, l'aula di tribunale sembrava l'aula del consiglio comunale. Una scena che ha attirato l'attenzione dei più che in quei momenti erano nell'aula penale.

Accanto al pubblico ministero sedeva infatti, in qualità di denunciante e parte offesa, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani con al fianco il suo avvocato Rosario Grieco, che si è costituito parte civile per conto del primo cittadino. Dall'altra parte sul banco degli imputati il consigliere comunale e provinciale Vincenzo Savo (difeso, tra l'altro da un altro consigliere comunale, l'avvocato Vittorio Vitali nonché dall'avvocato Christian Alviani) insieme a Raffaele Fiorillo e Rino Antonio Perrera, difesi dagli avvocati Antonella Bianchi e Elisa Fratangeli.

La vicenda per la quale il sindaco Ottaviani lamenta danni morali, materiali, economici, dell'onorabilità e della reputazione trae origine da alcuni video postati su Facebook durante la campagna elettorale delle ultime comunali, nel maggio del 2017. Ottaviani era candidato a sindaco e correva per la riconferma del primo mandato, come poi è accaduto.

In particolare, era stato Fiorillo a postare una serie di frasi ritenute diffamatorie dal sindaco tra cui "a voi vi si è comprato, vi porta la spesa, via paga le bollette... un sindaco che difende chi ruba al proprio comune" e anche altre sul piano personale. Tali contenuti, secondo l'accusa, erano stati condivisi, sempre su internet, da alcuni candidati alle elezioni tra cui appunto Savo (candidatosi e poi eletto in consiglio con la lista Cristofari) e Perrera (in lizza con la lista la Tenda che portava avanti la battaglia della Multiservizi).

Il pm Alessandro Di Cicco per tutti e tre, per l'accusa di diffamazione aggravata, ha disposto la citazione diretta a giudizio e ieri c'è stata la prima udienza davanti al giudice monocratico Marta Tamburro. Diverse le eccezioni sollevate dalle difese, anche sulla costituzione di parte civile del sindaco, che è stata ammessa dal giudice. Ammesso anche un consulente tecnico, su richiesta della parte civile, sui rilanci dei post in rete e la relativa condivisione degli altri utenti dei social network.

Gli imputati, dal canto loro, negano le accuse. In particolare, i due candidati ritengono di aver condiviso solo alcune frase relative alla campagna elettorale e alle indicazioni di voto. Ammesse le prove, il giudice ha poi fissato la prima udienza per sentire i testi al 25 settembre 2020.