Giulio Conti, Marco Corsi, Michelangelo Aversa, Mauro Roma, Luigi Compagnoni, Manuela Maliziola, Filippo Misserville, Giuseppe Malizia e Giovanni Querqui. Queste le firme apposte sotto la mozione di sfiducia al sindaco Roberto Caligiore che potrebbe portare lui a casa e il commissario prefettizio, nuovamente, a Ceccano.
È stata una giornata tesa quella di ieri. E non solo tra le mura di Palazzo Antonelli dove era sotto assedio il primo cittadino. Anche per la sua opposizione, che ieri ha protocollato per mano di Conti la mozione di sfiducia, è stata una giornata campale. La città e la stessa opposizione erano da giorni con la febbre del toto-firme.
Sulla carta ce ne erano dieci, ma nessuno di loro, fino alle 20.30 di lunedì era davvero sicuro di averle. Per la mozione di sfiducia ne sarebbero state sufficienti sei, ma portare il documento in consiglio comunale con nove firme ha politicamente tutto un altro peso. Se a qualcuno di loro tremerà la mano durante l'assise che potrebbe mandare a casa Caligiore, questa firma in calce peserà come un macigno di incoerenza.
Il presidente del Consiglio, che a questo punto farà da arbitro in una partita in cui gioca, ha minimo dieci giorni e massimo trenta per convocare l'assise. Tutto porta a pensare che lo farà il primo giorno utile, forse già venerdì 18. Delle tensioni di queste settimane ne sa qualcosa il consigliere Michelangelo Aversa, colui che più si è speso per giungere a tale risultato e che qualcuno dice non dormisse da giorni per riuscire a portare tutti a sedersi intorno a quel tavolo. Nello studio del consigliere Maliziola hanno firmato in nove.
La prima in calce al documento è stata quella del dem Giulio Conti, sul cui capo pende la scomunica del circolo Pd cittadino. Ha voluto dimostrare urbi et orbi che la scelta di non sfiduciare il primo cittadino durante l'ultimo consiglio comunale facendogli da stampella, come accusato da più parti, in realtà non era altro che la volontà di non lasciare la sfiducia al primo cittadino nelle mani del centrodestra di Corsi.
E proprio la firma del presidente del consiglio appare dopo quella del dem. Politicamente non ci sono più dubbi che è ormai in corsa per le amministrative del 2020. C'è anche la firma di Filippo Misserville, che più di qualcuno diceva essere incerta. Anzi, qualcuno era proprio certo che non avrebbe firmato. Ma, si sa, le delusioni in politica sono sempre dietro l'angolo.
Era presente alla riunione nello studio della Maliziola anche Tonino Aversa, pronto ad essere la nona firma in caso di defezione di qualcuno. Ma d'altronde lui Caligiore lo aveva già sfiduciato quando nei giorni scorsi aveva rimesso le sue deleghe e quelle del suo assessore Arianna Moro.
Tace, invece, il senatore Massimo Ruspandini, che a questo punto potrebbe sentirsi libero di "scaricare" l'unico sindaco di Fratelli d'Italia in provincia di Frosinone e di puntare su un altro nome per la conquista di Palazzo Antonelli. Se così fosse non si potrebbe escludere un Caligiore furioso deciso a togliersi il vezzo di fare una lista propria spaccando ulteriormente, dopo Marco Corsi, il centrodestra.
Ma, in realtà, i guai per Caligiore erano iniziati con la "sciagurata" mossa di defenestrare il 9 febbraio del 2017 Michelangelo Aversa e Mauro Roma, consegnando così la sua consiliatura a una maggioranza risicata e rendendosi bersaglio delle bizze dei consiglieri di maggioranza. Che a onor del vero non si sono risparmiati dal farlo.