Rousseau dice sì all'accordo con il 79,3%, via libera al governo giallo-rosso formato da Movimento 5 Stelle e Pd. Oltre 79mila i votanti, un vero record per questo tipo di consultazioni. 

Giornata decisiva per la trattativa Pd-M5S sul governo. Saltato lo schema dei due vicepremier - scrive in una nota l'agenzia Ansa -  l'ipotesi su cui starebbero lavorando M5s e Pd in queste ore vedrebbe l'assegnazione di due ministeri di punta ai due "capi delegazione" dei partiti. E' quanto trapela in queste ore in ambienti Dem. Se passasse questo schema - ma in queste ore è ancora tutto in divenire - il capo del M5s Luigi Di Maio, secondo le stesse fonti, potrebbe diventare ministro degli Esteri, andando a guidare la Farnesina. Per il Pd il capo della delegazione sarebbe invece Dario Franceschini, in conseguenza della scelta di Nicola Zingaretti di non entrare nel governo e dopo il passo indietro di Andrea Orlando, che resta al partito da vicesegretario. E' per questo che circola con insistenza l'ipotesi che Franceschini diventi il ministro dell'Interno. Ma per il Viminale resta in pole l'idea di un nome tecnico, come quello del prefetto di Milano Luciana Lamorgese o del capo della Polizia Franco Gabrielli.

Il vicesegretario Pd Andrea Orlando e Dario Franceschini intanto sono appena arrivati a Palazzo Chigi dove è previsto un incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte e, presumibilmente, la delegazione M5S. Orlando e Franceschini sono arrivati a piedi a Palazzo Chigi, senza rilasciare dichiarazioni.

Preso atto del plebiscito con cui il popolo grillino ha detto si al matrimonio con il Pd, il premier incaricato Giuseppe Conte potrebbe salire al Quirinale già nelle prossime ore, così che il nuovo governo possa prendere forma a brevissima scadenza. 

Aspettando Rousseau. Come "Aspettando Godot", una delle più famose opere teatrali di Samuel Beckett: un dramma collegato al cosiddetto teatro dell'assurdo, giocato tutto intorno alla condizione dell'attesa. Nel teatrino estivo della politica italiana è un po' la stessa cosa.

E il Movimento Cinque Stelle, comunque vada a finire, ha costruito tutto sulla condizione dell'attesa. Perché oggi il risultato del voto sulla piattaforma Rousseau sarà decisivo per il futuro del possibile governo giallorosso a guida Giuseppe Conte. Certamente è singolare che un meccanismo del genere possa essere prevalente rispetto a percorsi costituzionali consolidati e a trattative politiche in corso. Ma non è questa l'unica anomalia dell'attuale momento politico italiano. In ogni caso i 115.372 aventi diritto su Rousseau saranno chiamati ad esprimere il proprio voto sull'alleanza con il Pd, dalle 9 alle 18.

Questo il quesito: «Sei d'accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?». In un primo momento il bottone del "No" era il primo ad apparire, sopra a quello del "Sì". Poi l'ordine è stato invertito. Basterebbe questo dettaglio per rendersi conto della delicatezza della situazione. Nella sostanza poco più dell'1% degli elettori pentastellati delle ultime politiche potrà pronunciarsi sul quesito. Nel recente passato il garante della privacy ha evidenziato problemi in materia di vulnerabilità del sistema. La Casaleggio assicura la piena regolarità.

In ogni caso oggi la valenza del risultato sarà politica. Non a caso Giuseppe Conte si è rivolto agli elettori grillini. Rilevando: «Non mi sfuggono le ragioni di perplessità. Ricordo che il M5S ha detto in modo molto chiaro prima delle elezioni che se non avesse avuto la maggioranza avrebbe realizzato il programma con le forze disponibili a farlo. A voi dico di non tenere nel cassetto queste idee e questi sogni: tirateli fuori, oggi più che mai ne abbiamo bisogno».

È una discesa in campo. Del resto Beppe Grillo, fondatore e vero leader del Movimento, negli ultimi giorni ha accelerato sul versante dell'intesa con il Pd. Lui spinge per il sì sulla piattaforma Rousseau. Molto più cauto Davide Casaleggio. Ma il messaggio più importante è arrivato da Luigi Di Maio. Ha spiegato che dipende tutto dal risultato del voto sulla piattaforma Rousseau. Aggiungendo: «Governo sì, ma non a tutti i costi». Poi però ha sottolineato che «non esiste più il problema del vicepremier». Evidente l'accelerazione per arrivare al varo del Governo giallorosso. In sostanza (quasi) tutti i big pentastellati spingono per il sì.

E gli esponenti locali del Movimento Cinque Stelle come voteranno? Il deputato Luca Frusone non ha dubbi. Rileva: «Voterò sì perché dopo tutta la strada che si è fatta e il tempo di queste consultazioni sarebbe veramente dannoso non avere un Governo che possa sterilizzare l'aumento dell'Iva, scongiurando l'esercizio provvisorio». Voterà sì anche l'onorevole Enrica Segneri: «Convintamente», sottolinea.

Come del resto la deputata Ilaria Fontana. Deciderà solo all'ultimo momento se partecipare o meno Marco Mastronardi, consigliere comunale di Frosinone. Parteciperà al voto Fabrizio Pintori, consigliere comunale di Sora. Ma preferisce non dire come voterà perché la votazione non va influenzata. Stessa posizione di Aniello Prisco, già candidato al Senato.

Afferma: «Ho notato che da alcune elezioni diversi eletti, e non solo, si affrettano a comunicare sui social la loro scelta, non so se per mostrarsi al mondo o per influenzare gli iscritti. Personalmente, resto fedele ai valori iniziali e non comunico il mio voto». Quindi aggiunge: «È evidente che siamo ad un bivio politico importante. Ed è evidente che Grillo sta guidando questo percorso»

di: Corrado Trento