«Non è una questione di lealtà nei confronti di Silvio Berlusconi e di Antonio Tajani. Il punto è che Forza Italia va cambiata, rifondata quasi». A dirlo non è uno qualunque. Ma il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia. Un'analisi a tutto campo la sua, coraggiosa e cruda al tempo stesso. Un'analisi che nasce dall'attualità, perché il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani si appresta ad ufficializzare il suo ingresso nella Lega, con il Movimento Italia, una formazione centrista e moderata formata soprattutto da amministratori. E Ottaviani, considerato tra i fedelissimi proprio di Fazzone, potrebbe anche essere candidato alle europee con il Carroccio, dopo anni di militanza in Forza Italia.

Allora Fazzone, sorpreso dalla scelta di Ottaviani?
«Francamente no. Nicola Ottaviani è rimasto deluso da quello che era stato un "impegno" a riorganizzare il partito, cambiando perfino il nome. Puntando su un "contenitore" per i moderati e per gli amministratori che volevano continuare a stare nel centrodestra in una posizione diversa. Quel progetto è stato bloccato senza una spiegazione. Lo abbiamo regalato alla Lega e a Fratelli d'Italia. Per mesi il sindaco di Frosinone, insieme ad altri, ha lavorato a questa piattaforma. È chiaro che è rimasto deluso: ecco perché sta prendendo in considerazione la proposta della Lega. Nicola Ottaviani ha ragione: capisco le sue motivazioni».

Le condivide?
«Guardi, io non sono abituato a nascondermi. Penso che Forza Italia vada cambiata radicalmente. La gestione del partito deve passare da verticistica a territoriale, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Continuiamo a perdere elezioni e voti e magari ci dichiariamo pure soddisfatti perché i sondaggi erano peggiori. Non può funzionare così».

Nel Lazio tocca a lei convocare i congressi provinciali. Può essere l'inizio di una svolta?
«Bisogna fare chiarezza: non posso fare le convocazioni dei congressi provinciali fin quando non avremo la platea ufficiale degli iscritti. Poi, prima dell'assemblea provinciale, vanno svolti i congressi comunali. In ogni caso non è che i congressi servono solo a nominare i coordinatori. Il punto è proprio questo. In tanti guardano a certi appuntamenti soltanto per le caselle. Il partito ha bisogno di altro».

La diagnosi è chiara. Passiamo alla terapia?
«La classe dirigente andrebbe scelta dai territori e sui territori. Mettendo in primo piano anche i collegi elettorali. Io stesso sto cercando di portare avanti questa impostazione da anni. Poi un'altra considerazione importante: il partito mantiene percentuali accettabili nel centro-sud, ma viene guidato da una ristretta classe dirigente del nord. Con un'impostazione nazionale e verticistica. Non può essere. Non vedo la "politica", questo è il dramma».

In un'intervista a La Repubblica il Governatore della Liguria Giovanni Toti ha detto che in Forza Italia ci sono troppi intoccabili e in questo modo si regalano i moderati alla Lega. Concorda?
«No, scusi: quello che Toti dice adesso il sottoscritto lo ripete da due anni. Semmai è lui che adesso concorda con me. Fatta questa premessa (necessaria), rispondo: io non devo fare altri "giri". La mia preoccupazione è una soltanto: garantire continuità politica al partito. Avere la speranza che chi verrà dopo di me potrà fare meglio di me. Tutto questo non lo vedo oggi in Forza Italia».

Ma attaccare la gestione politica di Forza Italia non equivale a mettere in discussione Berlusconi e Tajani?
«Io sono leale a Berlusconi e Tajani, ma non condivido il modo con il quale viene gestita Forza Italia. La mia lealtà c'è stata sempre, ma oggi non può diventare una "ghigliottina" per un'intera classe dirigente che sta dietro di me, che mi sostiene con altrettanta lealtà».

Scusi Fazzone, sta dicendo che si sta guardando intorno? Le indiscrezioni parlano di un pressing della Lega.
«In tanti mi chiamano. Ma il punto non è questo. Vogliamo cambiare Forza Italia? C'è una sola strada: individuare una linea politica diversa, riorganizzare gli assetti e, soprattutto, rendere scalabile il partito. Non può essere che non cambia mai nulla. La classe dirigente va messa in discussione, gli amministratori locali e i militanti devono avere la possibilità di dire la loro e di essere ascoltati. Altrimenti come pensiamo di motivare la gente e di provare a riprenderci i tanti elettori che non ci votano più?».

Secondo lei cosa dovrebbe fare Silvio Berlusconi?
«Intanto il presidente dovrebbe dire in modo chiaro e inequivocabile chi ha individuato come suo successore. Quindi dovrebbe ascoltare le istanze che arrivano dalla base, dai territori, dalla classe dirigente locale. Il 4 marzo 2018 ha cambiato la politica italiana per sempre. Non si può andare avanti senza mutare nulla e pensare di applicare le vecchie ricette».

Berlusconi è il fondatore oltre che il leader.
«Silvio Berlusconi si rispetta dicendo la verità, non nascondendosi dietro il suo nome per conservare rendite di posizione».

Lei è un "fedelissimo" di Tajani. Lo sosterrà alle europee?
«Io sono un "fedelissimo" di Antonio Tajani, ma non posso garantire la fedeltà di altri che non capiscono l'immobilismo di Forza Italia. Lo sosterrò alle europee. Ammiro Tajani, ma sono deluso da molti che lo circondano».

Senta Fazzone, fino a quando... resisterà?
«Il partito, così come strutturato, non funziona. Siamo ancora in tempo per cambiarlo. Se poi questo non dovesse avvenire, chiamerò tutti quelli che sono con me e valuterò con loro il da farsi. Un padre di famiglia coinvolge i figli nelle scelte importanti».