A dare "fuoco alle polveri" nel palazzo di piazza De Gasperi di Cassino sono, questa volta, proprio quelle sottili. Di certo gli sforamenti non sono le uniche questioni che attanagliano la politica cassinate, già appesantita dai "numeri" da sostenere in maggioranza e da questioni che spaziano dall'assenza di cultura e di iniziative all'urbanistica. Difficile, però, ribattere al fatto che i recenti sforamenti di Pm10 oltre alla denuncia in procura da parte degli ambientalisti siano costati all'amministrazione D'Alessandro attacchi politici e non.

A suonare la carica ci ha pensato nelle scorse ore il consigliere Pd Sarah Grieco. «Dall'ultimo Consiglio non posso che confermare l'ennesimo fallimento di questa amministrazione su due temi cruciali per questa città: acqua e ambiente» ha ribadito la pasionaria dem che, alla luce anche delle accese polemiche sulle polveri sottili, non ha esitato neppure per un istante a bacchettare il sindaco. «Sugli sforamenti di Pm10, nonostante la nostra interrogazione e la denuncia dell'ambientalista Grossi, abbiamo appreso che il sindaco non farà nulla: né ordinanze di chiusura del traffico, che comunque incide almeno per il 20% sulle polveri sottili, né altri provvedimenti previsti dalla legge -sottolinea Sarah Grieco- E attribuisce la causa principale alle caldaie.
Bene. Allora mi domando perché non abbia fatto come il sindaco di Frosinone, perché non abbia provveduto a un controllo a tappeto delle caldaie presenti in città? Possiamo continuare ad affidarci a un cambio climatico, con un colpo di vento che possa spazzare l'aria avvelenata che si respira in città?». Poi ha aggiunto: «Speriamo almeno che mantenga fede alla sua promessa di un piano del verde così come richiesto dal Comitato Salviamo l'Onm. Questo soprattutto dopo il feroce disboscamento a cui abbiamo assistito in questi ultimi tempi. Taglio di alberi di cui non ci ha saputo riferire numeri e criteri».

Ma il sindaco non si tira indietro: già nei giorni scorsi aveva tirato una linea dritta puntando il dito oltre che sull'inesattezza del computo dei giorni di sforamento che non avevano ancora sfondato "quota 35", ovvero 35 giorni consecutivi anche su un altro elemento. Per D'Alessandro, infatti, non è il traffico (e dunque il suo blocco) a determinare un abbassamento delle concentrazioni di Pm10 e dunque a determinare una buona qualità dell'aria. «Altrimenti non si potrebbe spiegare il divario nelle misurazioni effettuate, ad esempio, in primavera rispetto a quelle degli ultimi giorni: il traffico c'è in aprile come a Natale. Dunque -aveva sottolineato il primo cittadino- la differenza sostanziale è negli impianti di riscaldamento in funzione». Per questo ha imposto di abbassare di qualche grado quelli negli edifici pubblici. Cosa quasi impensabile, vista l'indifferenza rilevata, in quelli privati.

Intanto, anche le rilevazioni del 29 dicembre confermano uno sforamento superiore tre volte rispetto al limite consentito: con 160 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria, Cassino continua a restare tra le città del Lazio più inquinate. Anche (molto) più di Roma, con Ciampino che tocca ad esempio quota 64 e Fiumicino quota 39. Sabato, proprio per questo, la Consulta dell'Ambiente ha depositato un esposto-denuncia in procura per far luce su possibili responsabilità legate a una omissione d'atti d'ufficio per la mancata attuazione di misure idonee a limitare tutto questo. Agli inquirenti la parola.