Ieri il senatore Massimo Ruspandini, nel suo intervento di fine seduta a Palazzo Madama, ha chiesto «al Governo e al ministro Costa di intervenire con urgenza sulla questione della Valle del Sacco per rispondere alle richieste di tanti Comuni presi in giro dalla politica degli annunci e tante associazioni attive a ridosso dei siti dismessi, a fronte di una preoccupante psicosi legata alla percezione di un'incidenza tumorale. Questa terra meravigliosa ha bisogno di un intervento concreto e vero e vi chiediamo di occuparvene e di non prendere in giro questi territori martoriati».
«È solo l'inizio», avrebbe detto poi a microfoni spenti il senatore, partito da quell'industrializzazione scattata negli anni Sessanta, «in cui si assiste ha ricordato a uno stravolgimento di un territorio che ha avuto sempre una vocazione agricola e pastorale, poi irrimediabilmente industriale, ma anche a un incremento di tenore di vita, costumi ed economia. Finita, però, la Cassa del mezzogiorno e l'era del consociativismo democristiano, socialista, comunista e sindacale rimangono chilometri quadrati di capannoni abbandonati, imprese fallite, migliaia di disoccupati, fiumi e valli inquinate. All'epoca non esisteva nemmeno il reato di danno ambientale ha detto prima di lanciare un sos e, purtroppo, l'industrializzazione selvaggia ci ha lasciato un territorio pieno di problemi»