Mantiene la barra dritta sull'amministrazione, anche se è perfettamente consapevole che le proporzioni della vittoria lo hanno imposto all'attenzione nazionale, soprattutto del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Ma Nicola Ottaviani ribadisce: «Ai cittadini ho chiesto i voti per proseguire il mandato da sindaco».

Allora Ottaviani, lei è stato rieletto con una percentuale mai raggiunta da un sindaco a Frosinone. È maggiore la responsabilità o la soddisfazione?
«Quel 57% è la conferma che la gente è interessata a partecipare, a livello locale, quando percepisce che si mostra interesse a migliorare la qualità della vita. Però il risultato di Frosinone è importante anche per l'affluenza, sebbene di qualche punto più bassa rispetto al 2012 (quando però si votava pure il lunedì). L'affluenza è stata più alta della media nazionale, peraltro in una giornata nella quale la canicola estiva sfiorava i 40 gradi. La conferma che l'antipolitica cresce solo laddove si amministra male».

Le cento immagini.
«A Frosinone da 30 anni si parlava di cultura come un "mantra", da parte di quelli che l'avevano sempre dimenticata. Beh, noi invece di parlare abbiamo acquistato due teatri (il Nestor e il Vittoria), dato una sede stabile all'Accademia dopo quaranta anni di chiacchiericcio sterile, realizzato lo stadio al Casaleno con la prima partnership italiana pubblico-privato, attivato il progetto per il Parco urbano Matusa. Oltre ad aver realizzato 3 nuove scuole, 4 piazze, installato 9.000 pali della pubblica illuminazione dopo "anni crepuscolari", valorizzato i servizi sociali. Potrei continuare con la videosorveglianza e molto altro, ma mi fermo qui. Il concetto è: noi abbiamo prodotto fatti e risultati, al contrario delle chiacchiere dei soliti tromboni della politica».

Secondo mandato e vittoria schiacciante. Già prima ha fatto come voleva, stavolta per la composizione della Giunta cisarà la logica del "chi protesta è fuori"?
«La premessa è che la democrazia è sempre confronto e ricerca delle soluzioni di sintesi, che però devono rappresentare la proiezione del consenso di liste, movimenti e partiti».

Scusi sindaco, la traduzione è: "faccio come mi pare". O no?
«La traduzione è che raccoglierò le indicazioni di tutti i protagonisti di questo progetto, non soltanto di quelli dell'ultimo periodo, ma dei cinque anni trascorsi. Tra qualche settimana, dopo aver tratto tutte le conclusioni, nominerò i membri della giunta».

La locuzione "qualche settimana" è indicativa. Senta sindaco: nominerà solo eletti o ci saranno anche esterni?
«Ci dovrà essere un collegamento forte tra l'esecutivo e i gruppi consiliari,perché gli assessori, sia interni che esterni, dovranno farsi carico delle proposte provenienti dai consiglieri comunali ma pure da coloro che, pur non essendo stati eletti,hanno comunque dato un contributo».

Dicono che lei sia un accentratore, che farle da vicesindaco è completamente inutile.
«Chi mi conosce davvero bene sa che sono aperto al confronto purché mi si indichino soluzioni praticabili. Perché la democrazia, per evitare di sfociare in anarchia, ha bisogno di essere organizzata e disciplinata».

Dica la verità: ha vinto lei o hanno perso gli altri?
«Guardi, probabilmente alcuni candidati e operatori della politica di vecchio corso, unitamente pure a qualche stakeholder del mondo dell'informazione, non avevano compreso la portata di due grandi strumenti di innovazione democratica e di partecipazione che hanno completamente cambiato il dibattito politico a Frosinone. Mi riferisco al progetto Solidiamo (dimezzamento delle indennità degli amministratori per investire le risorse su borse di studio per gli alunni più meritevoli e iniziative culturali e sociali per gli anziani) e alle primarie libere di novembre per individuare il candidato sindaco. Questi due elementi hanno rivoluzionato i classici schemi polverosi e noiosi della vecchia politica. Levando ogni argomento ai populisti che hanno continuato ad abbaiare alla luna. Attraverso Solidiamo abbiamo riconciliato la piazza con il campanile e con la classe dirigente».

Silvio Berlusconi è rimasto "stregato" da Solidiamo, che lei illustrerà ai parlamentari di Forza Italia a Fiuggi tra meno di una settimana. Riuscirà a resistere alle "sirene mediatiche" del Cavaliere che intende candidarla alla Camera?
«Ho chiesto i voti per continuare a fare il Sindaco. La mia parola è una sola. Certo è che Solidiamo si è rivelata una grande opportunità di riconciliazione sociale, tra la gente e la classe politica. In questi anni il Paese si è sfilacciato: per farlo tornare alla normalità occorrono innovazioni straordinarie. Mi spiego meglio: l'indennità per chi fa politica non è uno scandalo, ma in questo momento servono "trasfusioni" forti per riconciliare la gente con il Palazzo».

Il suo nome però è in pole position anche per la candidatura alla presidenza della Regione Lazio. In questo caso lei non ha smentito. Perché?
«La mia posizione non cambia. Si può avere un ruolo anche senza la candidatura».

Provo a sintetizzare: lei comunque sarà protagonista della campagna elettorale per le politiche illustrando Solidiamo in tutta Italia e per le regionali avrà un ruolo nella cabina di regia. Poter intervenire direttamente su temi come la sanità o la mobilità potrebbe cambiare i rapporti di forza tra Roma e le province. Pensiamo al collegamento veloce tra la Capitale e Frosinone. È così?
«Diciamo che il ragionamento fila molto».

Una settimana fa veniva rieletto sindaco.
«Il tempo vola quando si lavora davvero. E anche i prossimi cinque anni».