«Non abbiamo aspettato una legge per tagliarci lo stipendio, non abbiamo aspettato una legge per eliminare i rimborsi e le auto blu. Ci guardavano come fossimo alieni, ma è proprio facendo così che siamo arrivati fin qui. Siamo la prima forza del Paese e ci apprestiamo a governare».

Un'ovazione ha sottolineato queste parole di Luigi Di Maio, tra i leader più importanti del Movimento Cinque Stelle, vice presidente della Camera e in pole position per la candidatura a premier. C'erano circa cinquecento persone ieri sera a piazza don Cervini: numeri importanti per un comizio. Luigi Di Maio è venuto a sostenere la candidatura a sindaco di Christian Bellincampi. Lo ha fatto alla sua maniera, andando dritto al punto. Così: «Dobbiamo entrare in consiglio comunale, aprire i bilanci e tagliare le spese inutili per liberare fondi per il sociale. A Frosinone abbiamo il candidato sindaco giusto, Christian Bellincampi. E l'entusiasmo di questa piazza spingerà la lista. Non importa se ci vorranno due, tre o cinque anni per cambiare anche il capoluogo ciociaro. Ne abbiamo aspettati cinquanta per invertire la tendenza nel Paese».

Poi Di Maio ha affrontato la questione dell'inquinamento ambientale. Dicendo: «Qui l'emergenza si chiama Valle del Sacco, altrove c'è la Terra dei Fuochi. Le soluzioni ci sono ma per decenni nessuno le ha neppure cercate». Luigi Di Maio ha sviluppato un'analisi politica nazionale, proiettata ad elezioni parlamentari ormai dietro l'angolo, elezioni che possono portare i Cinque Stelle al governo dell'Italia. Lo ha spiegato chiaramente: «Siamo pronti». Quindi, tornando anche alle comunali di Frosinone, ha argomentato: «La differenza non la fanno i programmi, quelli sono tutti belli. La differenza la fa la libertà dei candidati. Io non mi permetto di parlare degli altri, ma se chiedete a noi chi sta finanziando questa campagna elettorale, rispondo semplicemente: voi cittadini. Questa è la nostra forza».

Poi ha continuato: «Il nostro è un Paese talmente strano e anormale che fare cose normali diventa rivoluzionario. Vi dico soltanto questo: un'ora di lavoro alla Camera costa 100.000 euro di soldi pubblici, i vostri. Noi siamo gli unici in grado di cambiare l'Italia. Certamente possiamo anche sbagliare, ma in buona fede. L'imperativo categorico è tagliare le spese inutili, come abbiamo fatto in Parlamento. Lo sapevate che fino a tre anni fa c'erano polizze assicurative che coprivano i deputati perfino dalle malattie tropicali e dalle sommosse popolari? Noi possiamo cambiare il Paese perché abbiamo le mani libere, perché proponiamo semplicemente di fare le gare di appalto. Dateci un altro po'di tempo. Non siamo né di destra né di sinistra, ma faccio un passo avanti e dico: ma perché in Parlamento si può parlare ancora di differenze tra destra e sinistra? Rappresenteremo tutti, anche chi non ci vota. Ma vi dico: se diventiamo come gli altri, allora non votateci più».