Hanno invocato l'etica politica e trovato nessi e correlazioni tra l'inchiesta e il recente ballottaggio, per dire a gran voce al sindaco della città di Cassino, Carlo Maria D'Alessandro, di dimettersi. Il più agguerrito della conferenza stampa, organizzata dall'opposizione ieri pomeriggio dopo aver avuto notizia dell'inchiesta sui profughi che ha coinvolto nomi illustri, è stato l'ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone che, per un pugno di voti, non ha coronato il sogno di indossare la fascia tricolore per il secondo mandato consecutivo.

Agguerrito e deciso ha raccontato la sua storia, tra vicenda giudiziaria - sulla quale, essendo in una fase iniziale, trapela davvero poco - e le informazioni in suo possesso. All'unisono, i cinque consiglieri di minoranza che fanno riferimento all'ex sindaco, così come il segretario della sezione locale del Psi, hanno spiegato che sono sempre stati e restano garantisti. Non entrano dunque nel merito dell'indagine in corso. Si limitano ad evidenziare l'aspetto politico della vicenda.

L'ex assessore ai tributi, e oggi consigliere di opposizione Enzo Salera, è stato un fiume in piena: «Questa vicenda - ha spiegato - riguarda tutti noi e non può essere relegata solo all'aspetto giudiziario visto il ruolo da protagonista che gli indagati hanno avuto durante l'ultima tornata elettorale, che hanno nell'attuale consiglio comunale e nelle scelte strategiche all'interno di enti e consorzi».

Ecco quindi che arriva la richiesta esplicita delle dimissioni per i consiglieri comunali coinvolti. Ma soprattutto per il sindaco. Con una dettagliata relazione Salera ha evidenziato - dati alla mano - i rapporti esistenti sin da prima delle elezioni tra alcuni dei coinvolti nell'inchiesta portata avanti dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza; soggetti che secondo la sua ricostruzione si sarebbero, poi, uniti al ballottaggio decretando la sconfitta di Petrarcone. E per irrobustire il discorso è stata menzionata anche una determinata cooperativa e i suoi introiti negli ultimi anni. Ma il vero protagonista è rimasto il dato squisitamente politico e quella «contiguità – ha spiegato D'Ambrosio – che si è palesata in modo ancora più chiara nei lavori di questi pochi mesi del Consiglio comunale, dove una parte dell'opposizione ha sempre votato compatta con la maggioranza».

Ma nel mirino dell'opposizione è finito soprattutto D'Alessandro: «Dove stanno l'accoglienza e l'integrazione e dov'è quella tolleranza zero di cui il sindaco si è riempito la bocca in campagna elettorale? Il problema dunque è soprattutto politico: come può il sindaco circoscrivere la questione solo ad un fatto imprenditoriale? Come fa a non rendersi conto che lui stesso e la sua amministrazione escono delegittimati da questa vicenda?».

Petrarcone e il suo gruppo sono determinati ad andare avanti: «Il problema è politico – hanno spiegato – perché la politica non può rimanere sorda rispetto a tali fatti che coinvolgono l'intera città. Come può un cittadino guardare al presente e al futuro della città se sulla testa dell'amministrazione pesa un macigno così pesante? E per questi motivi chiediamo ufficialmente, con una lettera che presto sarà protocollata, ai coinvolti di dimettersi. Ma in particolare al sindaco perché oggi non ha più l'autorevolezza per guidare la città. Deve rimettere il suo mandato e la città gli sarà grata».