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La stanza della domenica

Quel bicchiere mezzo pieno e la forza di decidere

Tra investimenti, export in crescita e riforme mancate: perché nel 2025 la narrazione del territorio conta più che mai

Quel bicchiere mezzo pieno e la forza di decidere

La narrazione conta, eccome se conta. Soprattutto di questi tempi. Nel 2025 ci sono state delle novità importanti per il territorio. Per esempio l’operazione di Leonardo Del Vecchio a Fiuggi. Con il taglio del nastro del nuovo stabilimento Acqua e Terme di Fiuggi, che ha segnato l’avvio del Piano Strategico e Industriale 2025-2028. Oltre 40 milioni di euro di investimenti complessivi e con una strategia industriale che ha come obiettivo quello di triplicare i volumi: da circa 22 milioni di litri a circa 70 milioni entro il 2028. La dinamica di crescita prevede il passaggio da 13 milioni di ricavi nel 2024 a circa 38 milioni a fine piano, con una traiettoria verticale nel quadriennio. Nel Lazio c’è stata l’attivazione della Zona Logistica Semplificata, richiesta a gran voce dagli imprenditori e dalle associazioni di categoria. Una misura che prevede semplificazioni procedurali e burocratiche, agevolazioni fiscali e accesso al credito di imposta. Si è registrato altresì lo stanziamento di 100 milioni di euro da parte del Governo per il Consorzio industriale del Lazio. Risorse da destinare alle imprese. Una settimana fa sono stati resi noti i dati dell’export: la provincia di Frosinone nei primi nove mesi del 2025 ha fatto segnare una crescita del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad inizio dicembre il primo passo formale di uno dei più importanti investimenti industriali previsti in Italia: il maxi piano da oltre due miliardi di euro programmato dalla multinazionale Novo Nordisk per lo stabilimento anagnino rilevato lo scorso anno dalla Catalent. Che tradotto in forza lavoro fa circa ottocento nuovi posti in cinque anni.

Certamente le criticità della Ciociaria rimangono tante. Dall’incertezza sul futuro dello stabilimento Stellantis di Piedimonte (e dell’indotto) alla disoccupazione, dalle ipotesi di riconversione allo spopolamento. Senza dimenticare la mancanza di risposte sul tema più importante, quello del potenziamento delle infrastrutture. Certamente la Stazione Tav a Ferentino avrebbe l’importanza che negli anni passati ebbe l’autostrada. Ma intanto bisognerebbe potenziare i collegamenti tra Frosinone e Latina. Oltre a migliorare le strade dell’area industriale. Detto tutto questo, però, le novità positive che ci sono state non possono passare sotto silenzio. Diceva Andreotti che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina. E allora non vorremmo che la narrazione improntata al “piagnisteo” e al bicchiere sempre mezzo vuoto servisse in realtà ad alimentare la logica dell’eterno disimpegno. Delegando costantemente ad altri delle iniziative che invece possono e devono essere assunte dalla classe dirigente di questo territorio. Un certo Napoleone Bonaparte ha detto «che niente è più difficile, e pertanto più prezioso, della capacità di decidere». Nel 2025 ci sono state delle situazioni che possono consentire di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ecco perché è fondamentale una narrazione adeguata. Così come in Ciociaria ci sono tantissime realtà piccole e piccolissime che ogni giorno sono in trincea per fare produzione e per mantenere posti di lavoro. Di loro non si parla mai, come se fosse tutto scontato. Come se dietro a tutto ciò non ci fossero impegno e voglia di non mollare. Per cominciare a invertire il trend servirebbero soluzioni rapide e concrete per ridurre il peso della burocrazia e i tempi per ottenere delle autorizzazioni. Dovrebbe essere la sfida del 2026. In realtà è stata la sfida (persa) degli ultimi due decenni. Non è mai troppo tardi però.

Le Province e il ritorno all’elezione diretta

Vedremo se il 2026 sarà l’anno del ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri delle Province. C’è un elemento incontrovertibile: ogni volta che all’orizzonte si profila l’appuntamento delle provinciali, sia i partiti che i Comuni vanno in fibrillazione. Basta vedere quello che sta succedendo a Frosinone. Vuol dire che la centralità politica dell’ente è rimasta fortissima. Dalla riforma Delrio (2014) sono passati quasi dodici anni. Dopo l’esito del referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi le Province dovevano essere riportate alla situazione precedente. A cominciare dall’elezione diretta di presidenti e consiglieri. Invece no. Invece è rimasto il profilo di enti di secondo livello, per i quali alle urne non vanno i cittadini ma gli addetti ai lavori, cioè sindaci e consiglieri comunali. Per non parlare del ridimensionamento che c’è stato in termini di funzioni, competenze, risorse, rappresentanza. Una controriforma appare necessaria oltre che giusta. Anche perché le Province potrebbero rappresentare un valore aggiunto per il territorio. Nell’ambito di un’attività di coordinamento che in altri tempi hanno svolto. Lasciarle nel limbo della Delrio è sintomo di ignavia politica.

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