Fare il segretario del Pd in provincia di Frosinone è uno dei mestieri politici più difficili. E ingrati. Luca Fantini lo sa perfettamente. Anche per questo ha imparato a vedere il bicchiere costantemente mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto. Ma intanto dà una notizia non da poco: negli organismi dirigenti locali ci sarà presto una sorta di "rimpasto". Il motivo è evidente: riequilibrare i rapporti di forza dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie nazionali. In Ciociaria, ricordiamolo, ha vinto Stefano Bonaccini.
Segretario Fantini, si avvicinano le elezioni amministrative. Ad Anagni e Ferentino una parte importante del Pd sosterrà candidati diversi da quelli che concorreranno con il simbolo del partito.
«Non esistono posizionamenti diversi rispetto alla presenza del simbolo Pd nei Comuni che andranno al voto. I circoli locali hanno avviato e concluso processi di confronto al loro interno che hanno portato a delle scelte, scelte che come Federazione provinciale abbiamo ascoltato e recepito in coerenza delle norme statutarie del nostro partito. Distinguerei i percorsi, però. A Ferentino il Pd ha subito degli scossoni interni all'Amministrazione comunale in passato e questi hanno determinato scelte diverse che hanno già da tempo esaurito un percorso politico. Il Pd locale ha scelto quindi il candidato e costruito la coalizione; ad Anagni, invece, il confronto interno ha prodotto, purtroppo, una spaccatura e un pezzo del partito ha intrapreso una strada alternativa. Con l'intero gruppo dirigente provinciale abbiamo lavorato per evitare questo tipo di epilogo, perché le divisioni rappresentano sempre una ferita. Si è fatto il possibile per arrivare ad un percorso unitario, specie vista l'importanza dell'appuntamento elettorale che arriva dopo anni di amministrazione molto negativa. Dispiace che abbiano prevalso altre logiche rispetto a quelle politiche. Non sono bastati alcuni mesi di lavoro, seppur intenso, a rasserenare il clima».
E in Provincia qual è la situazione? La ricomposizione del gruppo Pd è un bel segnale, nonostante non siano ancora state assegnate le deleghe?
«C'è un impegno quotidiano da parte dei consiglieri Democratici per fornire risposte alle nostre comunità, a prescindere dall'assegnazione delle deleghe. Si stanno raggiungendo risultati importanti in questo ente, specie su molte tematiche che sono centrali nella nostra proposta politica. Ciò rappresenta un motivo di soddisfazione ulteriore se si pensa da dove si è partiti: da una situazione che non ho timore a definire drammatica, con una spaccatura evidente avvenuta nel mese di dicembre e sanata grazie al lavoro che tutti insieme abbiamo svolto. Oggi il gruppo del Pd, in maniera unitaria, è protagonista sugli assetti della Provincia. Da quella che sembrava una divisione inevitabile, è emerso da tutto il gruppo uno spirito di collaborazione leale al fianco del presidente Di Stefano, per aggredire e risolvere le criticità del nostro territorio. Ringrazio i consiglieri e il capogruppo Pittiglio per questo risultato».
A proposito di Province, sarebbe favorevole al ritorno all'elezione diretta?
«Sono favorevole al ripristino dell'elezione diretta di presidente e consiglio provinciale. Ci sono proposte trasversali e mi sembra che la strada per il riordino sia ben avviata vista la volontà bipartisan. La riforma Delrio si inseriva in un quadro più ampio, interrotto dopo la bocciatura del referendum costituzionale promosso dall'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Va sanato un vulnus, sempre con l'obiettivo di garantire ai cittadini la possibilità di usufruire dei servizi necessari e nel contempo avere nei territori Enti provinciali più forti per un sostegno allo sviluppo dei Comuni».
È alle porte il congresso regionale: quali sono gli auspici?
«Questo congresso si svolge dopo un momento drammatico, perché arriva dopo la scomparsa del senatore Astorre. Il tratto emotivo è sicuramente predominante. Sul piano politico è evidente che il Pd abbia la necessità di una guida in una Regione strategica come il Lazio. L'auspicio è che si tratti di un congresso basato sui temi, su come ricostruire un'opposizione intransigente alla destra al governo, su quali basi far crescere una nuova classe dirigente per affrontare le sfide dei prossimi anni. Crisi sociale ed economica, strascichi della pandemia, il conflitto ucraino hanno destabilizzato ulteriormente il nostro sistema e le ricette della destra sono profondamente sbagliate. Noi dobbiamo avanzare proposte innanzitutto per accorciare le distanze tra chi ha e chi non ha, per dare rappresentanza a chi non si sente più ascoltato. Non mi soffermo sui nomi, ma auspico che su questi temi il partito offra al popolo democratico una risposta unitaria».
E la Federazione provinciale? Proseguirà sul percorso avviato?
«Veniamo da un anno complicato, ma pur nelle difficoltà delle elezioni politiche e regionali, la Federazione provinciale del Pd ha dimostrato un importante radicamento sul territorio e, nel voto del Lazio, di essere la prima lista del partito in questa regione. Un risultato voluto e perseguito dalla Federazione e ottenuto grazie al valore dei nostri candidati: penso allo straordinario risultato di Sara Battisti, eletta consigliera regionale, al grande risultato di Antonio Pompeo e al valore aggiunto portato da Annalisa Paliotta, Alessandra Cecilia, Libero Mazzaroppi e Andrea Querqui, che ringrazio ancora una volta. Ora, in linea con il cambio nella segreteria nazionale apriremo una nuova fase, che già abbiamo iniziato con il profondo rinnovamento portato avanti in questi due anni. Abbiamo bisogno di uno slancio ulteriore per farci trovare pronti alle elezioni europee e lo faremo attraverso una discussione che coinvolgerà tutto il gruppo dirigente e che vedrà anche l'inserimento di nuove figure all'interno della segreteria provinciale».
Il nuovo corso nazionale la convince? Come giudica i primi mesi della segretaria Schlein?
«È innegabile che il Pd stia cambiando immagine e questo senza dubbio è un merito della segretaria. Bene le piazze e le proposte, anima e corpo al fianco dei lavoratori, in una battaglia insieme ai sindacati contro i provvedimenti precarietà del governo Meloni. Ritrovare la nostra identità è necessario. Il decreto del primo maggio fa emergere tutte le contraddizioni della destra: una manciata di euro per qualche mese ai lavoratori dipendenti per coprire l'aumento dei contratti precari e dei voucher. Vogliamo tagliare il cuneo fiscale? Benissimo, ma rendiamo il taglio strutturale. La nostra battaglia è per la limitazione dei contratti a termine, che rendono perennemente vulnerabili i lavoratori e in particolare i più giovani. E auspico passi in avanti sul salario minimo. L'Italia non ha bisogno di provvedimenti propaganda, ma di riforme. E di cogliere la grande occasione del Pnnr, che la destra sta mettendo in serio pericolo».
E in Regione?
«Si è insediata la giunta Rocca? Credo non se ne sia accorto nessuno. Impalpabili. L'unico provvedimento di questi primi mesi è stato il blocco delle assunzioni in sanità voluto dal presidente Rocca e giustamente criticato dalla consigliera Battisti. Oppure, pensando al San Benedetto di Alatri, l'ospedale della mia città, la chiusura di Pediatria nel silenzio dell'assessore Ciacciarelli e della presidente di commissione Savo. La nostra sarà un'opposizione intransigente, la destra in questa Regione è quella che ha fatto commissariare la nostra sanità con le ricadute negative che tutti, purtroppo, conosciamo».