Spazio satira
L'analisi
21.04.2023 - 12:00
Il Governatore Francesco Rocca in Consiglio regionale
La riunione al tavolo del Ministero dell'economia e delle finanze c'è stata. Ma a partecipare sono stati i dirigenti e i tecnici della Regione. Il tema è quello dell'analisi dei conti della sanità laziale. Un incontro programmato già nei mesi scorsi. D'altronde il presidente Francesco Rocca lo aveva detto nelle scorse settimane.
Spiegando: «Il 20 aprile al Mef c'è una riunione programmata, per un tavolo che hanno tutte le Regioni in piano di rientro. Su quello andremo con massima trasparenza con i dati che stanno emergendo e che presenteremo. C'è una preoccupazione perché i numeri sono importanti. Più di 200 milioni di perdita nel 2022 e sul 2023 una perdita programmata di 600 milioni». Aggiungendo inoltre: «Il commissariamento della Regione è una valutazione del Governo e non mia, ma di sicuro la situazione finanziaria è pesante. Con un indebitamento di 22 miliardi e nel 2023 si calcola un deficit di 600 milioni».
In una dichiarazione riportata dall'Ansa il 4 aprile scorso Rocca aveva sottolineato: «Il commissariamento è più una congettura giornalistica che fattuale. Detto questo, vorrei che fosse chiaro che all'eventuale parola commissariamento non necessariamente si lega la frase blocco al turnover, che è un danno enorme per le strutture. Il commissariamento prevede una serie di misure che vengono negoziate con i ministeri. Ma se non abbiamo chiarezza sui conti parliamo del nulla. Non sono il ministro dell'economia o della salute e la parola starà a loro. Negozieremo in caso con i ministeri ma in questa fase e un'ipotesi remota. La parola starà ai ministeri competenti».
In sede di illustrazione delle linee programmatiche in consiglio regionale Francesco Rocca aveva affermato: «La centralità romana ha penalizzato i cittadini delle province». Definendo «critica la situazione finanziaria, che risulta invariata rispetto agli esercizi precedenti, come ha sottolineato la Corte dei Conti». Aveva notato il Governatore: «Parliamo di circa 22 miliardi di debito.
Cercherò un'interlocuzione con il Governo per trovare una soluzione adeguata perché la centralità di Roma comporta un elevato costo che va riconosciuto. È inutile continuare a rinfacciarci le responsabilità di questo debito, è arrivato il momento di risolvere il problema tutti insieme. Saranno centrali i temi dell'assistenza domiciliare e della psichiatria, dove abbiamo una delle leggi più avanzate ma occorre metterci le risorse adeguate. Niente commissariamento della sanità ma soluzioni tecniche.
Vi dico questo: noi siamo in piano di rientro e non cambia se c'è il commissario o meno. Non c'è una sanzione in può o in meno. C'è da affrontare con il Governo il tema di sostenibilità di un debito, per poterlo affrontare e non rimanere schiacciati. Io sarei irresponsabile a presentarmi al governo e dire "dovete darmi i soldi", vista la crisi attuale. Bisogna andare a ragionare e non chiedere l'impossibile per fare solo demagogia».
Diverso invece il giudizio di Alessio D'Amato, ex assessore regionale alla sanità e ora consigliere di opposizione. Il quale aveva argomentato: «I parametri per entrare in commissariamento sono due: l'inadempienza sui livelli essenziali di assistenza e un disavanzo annuo superiore al 5% del fondo sanitario regionale. Entrambi i parametri non sussistono ed anche la previsione che viene fatta sul 2023 è una proiezione al primo trimestre e usualmente ampiamente sovrastimata.
Anche il disavanzo sanitario 2022, stimato intorno ai 200 milioni che dovrà essere bollinato al prossimo tavolo non tiene conto della totalità del pay back che può cambiare sensibilmente il dato, che comunque è poco al di sopra del 1%. Con questi parametri dovrebbero essere commissariate tutte le regioni italiane che hanno chiesto al governo 5 miliardi di risorse non erogate per l'emergenza Covid e i maggiori oneri energetici. Chiedere il commissariamento rappresenta una resa, e a mio avviso una scelta profondamente sbagliata poiché potrebbe far scattare automatismi, come il blocco del turn over, che sono stati deleteri per il servizio sanitario regionale».
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