Per fine mese potrebbe essere convocata una seduta del consiglio provinciale con all'ordine del giorno l'approvazione del bilancio di previsione. Ma non c'è fretta. Intanto, relativamente alla questione delle deleghe ai consiglieri, il tempo continua a trascorrere. Oggi sono esattamente quattro mesi dall'elezione di Luca Di Stefano alla presidenza della Provincia. E ne mancano otto al rinnovo dei dodici consiglieri. Ragione per la quale la domanda è: ma saranno assegnate? Le deleghe naturalmente. Certo non prima della fine della tornata riservata alle elezioni comunali. E considerando che ad Anagni e Ferentino si potrebbe arrivare al ballottaggio, significa... giugno. Forse.

Difficile ipotizzare le strategie e le successive mosse, anche perché in questa fase a predominare è il silenzio. Dei partiti, dei gruppi consiliari, dei leader. Alla presidenza della Provincia Luca Di Stefano è stato eletto con il sostegno di una parte del Pd (Pensare Democratico di Francesco De Angelis), di Gianluca Quadrini (allora nel Gruppo Misto ma adesso capogruppo di Forza Italia) e del Polo Civico. Lo stesso asse (con il contributo anche di Luigi Vacana, di Provincia in Comune) è risultato decisivo per l'elezione di Di Stefano a vicepresidente dell'Upi Lazio. Per lui infatti hanno votato Enrico Pittiglio e Alessandro Mosticone (Pd), Gianluca Quadrini (Forza Italia), Valentina Cambone (Polo Civico) e Luigi Vacana (Provincia in Comune).

Lo stesso Luca Di Stefano aveva commentato a caldo: «Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito alla mia elezione a vicepresidente dell'Upi». I consiglieri provinciali però sono dodici. Vuol dire che sette non hanno votato per Di Stefano. Gli altri due esponenti del Pd non c'erano: parliamo di Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi. La prima aveva delegato Riccardo Ambrosetti (Fratelli d'Italia). Ma Ambrosetti, come gli altri esponenti del centrodestra, è uscito dall'aula al momento della votazione.

Non solo. Andrea Amata, Giuseppe Pizzuti (Lega), Riccardo Ambrosetti e Stefania Furtivo (FdI) hanno firmato un documento congiunto. Rilevando: «I gruppi della Lega e di FdI non hanno votato contro il presidente Di Stefano. Nemmeno sapevamo della sua intenzione di candidarsi alla vicepresidenza. Era stato annunciato un incontro con tutti i consiglieri provinciali, ma poi non si è tenuto. Il nostro non ostracismo a Di Stefano, tra l'altro, è dimostrato dal fatto che non abbiamo votato altro nominativo, semplicemente ci siamo astenuti per rispetto a un'idea di politica basata sul confronto e sulla condivisione. Se fossero stati applicati questi due principi di buon senso, forse Di Stefano poteva aspirare anche alla presidenza». Nemmeno Alessandro Cardinali (Gruppo Misto) ha partecipato alla votazione all'Upi Lazio. Per la verità anche lui aveva optato per la delega. C'è pure da aggiungere che Fratelli d'Italia e Lega hanno attaccato Gianluca Quadrini (Forza Italia).

Il dato politico però è che non è successo nulla. Come da quattro mesi a questa parte. Subito dopo le elezioni erano state gettate le basi per un patto programmatico che coinvolgesse anche la Lega. Ma è evidente che senza l'attribuzione delle deleghe un'operazione del genere non può concretizzarsi. La sensazione forte è che Luca Di Stefano non ragioni in un'ottica di maggioranza e minoranza. Ecco perché, qualora dovesse affidare le deleghe, coinvolgerebbe l'intero gruppo consiliare del Partito Democratico. Stesso discorso per il centrodestra. Fra l'altro sul piano istituzionale e amministrativo ha fatto capire a tutti di voler avere un rapporto forte con la Regione Lazio. Governata dal centrodestra. A maggioranza Fratelli d'Italia.