E adesso che succede? Fino al 15 maggio (giorno dei risultati elettorali nei quattordici Comuni al voto) sicuramente nulla. Poi si vedrà, ma il minimo comun denominatore della politica locale sembra ormai essere quello di decidere di non decidere. Non solo: le vittorie e le sconfitte sul piano nazionale e regionale non hanno avuto finora alcun effetto sugli assetti locali dei partiti e delle coalizioni. Inoltre è ormai evidente che il modello evidenziato alle provinciali è stato replicato alle comunali. Con una differenza non di poco conto. Per la presidenza della Provincia votano gli addetti ai lavori (sindaci e consiglieri), mentre nei Comuni sono i cittadini ad esprimere il consenso. Ma i partiti sembrano non porsi il problema, men che meno sul piano delle alleanze.
Il caso delle deleghe
Alla Provincia dopo l'esito della votazione all'Upi Lazio l'accordo per l'attribuzione delle deleghe è saltato. Siamo in una fase decisiva, perché sono trascorsi quattro mesi dall'elezione di Luca Di Stefano e ne mancano otto all'appuntamento per il rinnovo dei dodici consiglieri assegnati all'ente. La domanda è: considerando anche i mesi estivi, quanto tempo avrebbero davvero i diretti interessati per amministrare le rispettive competenze? Inoltre con la legge Delrio non c'è bisogno di una maggioranza vera e propria e il presidente non può essere sfiduciato. Il problema è un altro e riguarda le dinamiche interne a partiti e coalizioni. Perché dopo l'elezione a vicepresidente dell'Upi Lazio, Di Stefano ha perimetrato i confini dei fedelissimi. All'interno dei quali ci sono Enrico Pittiglio e Alessandro Mosticone (Pd), Gianluca Quadrini (Forza Italia), Valentina Cambone (Polo Civico), Luigi Vacana (Provincia in Comune). Resta da capire quali saranno le risposte degli altri consiglieri. Innanzitutto dei quattro di centrodestra: Andrea Amata e Giuseppe Alessandro Pizzuti (Lega), Riccardo Ambrosetti e Stefania Furtivo (Fratelli d'Italia). I quali hanno firmato congiuntamente una presa di posizione politicamente forte "contro" la posizione di Gianluca Quadrini (Forza Italia). Per mesi FdI e Carroccio sono stati su fronti contrapposti e lo sono ancora in diversi scenari comunali. E come recita un detto popolare "una rondine non fa primavera". In ogni caso il centrodestra è spaccato. Poi ci sono gli altri due esponenti del Partito Democratico: Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi. L'analisi del voto all'Upi Lazio ha fatto registrare un botta e risposta al vetriolo tra Enrico Pittiglio e Antonella Di Pucchio. Poi c'è Alessandro Cardinali (Gruppo Misto), ora concentrato sulle elezioni comunali di Anagni, dove è candidato a sindaco. Come detto, non c'è bisogno di una maggioranza in consiglio provinciale, ma in ogni caso le posizioni politiche avrebbero degli effetti sulle dinamiche interne al Pd e al centrodestra.
Gli enti intermedi
A giugno l'assemblea dei sindaci dovrà votare per la presidenza della Saf. Un appuntamento al quale tutti guardano con attenzione. Intanto per l'importanza della Società Ambiente Frosinone, che si occupa del trattamento dei rifiuti. Il presidente è Lucio Migliorelli, politicamente vicino a Francesco De Angelis. Sono tanti i nodi che dovranno essere sciolti. Due su tutti. Il primo: il Pd avrà una posizione unitaria (come nel voto di dicembre per l'Egato) oppure si dividerà ancora una volta? Il secondo: il centrodestra proverà a mettere in campo una strategia condivisa e una candidatura unitaria oppure no? Finora una linea del genere non si è vista nei tanti precedenti negli enti intermedi. Ecco perché nessuno può escludere accordi trasversali tra "pezzi" di Pd e di centrodestra. In un clima di perenne resa dei conti al proprio interno. Il paradosso è che la novità potrebbe essere rappresentata da un'iniziativa di convocazione di un tavolo provinciale del centrodestra. È stato fatto nell'immediata vigilia delle candidature alla presidenza della Provincia, dopo che però le spaccature erano irrimediabili. Non ci sono segnali di un'inversione di tendenza. Stesso identico discorso nel Partito Democratico.
I fattori regionali
Dicevamo della votazione all'Upi Lazio. I coordinatori regionali Paolo Trancassini (Fratelli d'Italia) e Claudio Durigon (Lega) hanno preso una posizione netta. Sottolineando che il centrodestra non è un bus dal quale salire e scendere a piacimento e facendo chiaramente capire che gli accordi non sono stati rispettati. Un elemento probabilmente legato alla necessità che c'era di posizioni di riequilibrio dopo la composizione del puzzle della giunta regionale e delle presidenze delle commissioni. In entrambi i casi il predominio di Fratelli d'Italia è stato palese. Sull'onda lunga del risultato elettorale. In particolare il Carroccio ha chiesto di valutare delle stanze di compensazione. Vedremo se questo tipo di impostazione avrà degli effetti pure a livello provinciale. Nel Partito Democratico il risultato alle comunali di Anagni e Ferentino sarà pesantissimo. Ancora una volta. Come accaduto alle provinciali ma anche alle regionali. Qualcuno invita a considerare il congresso del partito nel Lazio. A parte il fatto che la data non è ancora stata fissata, bisogna tenere presente che si celebreranno le primarie. E che sia AreaDem di Dario Franceschini che Nicola Zingaretti hanno sostenuto la segretaria nazionale Elly Schlein. Un'intesa su Daniele Leodori alla segreteria regionale appare probabilissima. Quanto agli effetti sul piano locale, i precedenti dicono che alla fine ad essere determinanti sono comunque i rapporti di forza nel territorio. Indicativo che nessuno parli di prospettive unitarie.