La Ciociaria continua a perdere popolazione residente. Nascono meno bambini e per i giovani immaginare di costruirsi un futuro in questo territorio è una sorta di missione impossibile. I dati dell'Istat certificano tutto questo e lo fanno su base nazionale. Ma in questo caso non vale il detto "mal comune, mezzo gaudio". Anzi. Una situazione che va avanti da anni. Peraltro lo spopolamento non riguarda soltanto gli abitanti, ma anche il tessuto occupazionale, economico, sociale, industriale e produttivo del territorio. Negli ultimi tre anni c'è stata la pandemia da Covid-19, che ha minato ogni tipo di certezza. Questo è il Paese reale. Poi c'è il Paese politico, per larghi tratti virtuale.
Dalle nostre parti si viaggia a compartimenti stagni: vuol dire che i diversi livelli neppure comunicano. I parlamentari fanno il loro percorso, i consiglieri regionali lo stesso. E così gli amministratori provinciali e comunali. Nessuno interagisce. Ogni tanto qualcuno prende posizione con comunicati stampa che sembrano più un atto dovuto che altro. Eppure i temi non mancano. I rifiuti per esempio. Da sei mesi l'immondizia della Ciociaria viene smaltita nei termovalorizzatori del nord Italia perché nel Lazio mancano le soluzioni. Per non parlare del fatto che in Ciociaria non c'è una discarica di servizio da oltre due anni. Nell'indifferenza generale. Sono aumentati sia i costi di co ferimento presso gli impianti che soprattutto le bollette che devono pagare cittadini, famiglie e imprese. Le polemiche non possono limitarsi al profilo politico e moltiplicarsi ogni volta (molto spesso nell'ultimo anno) che c'è un appuntamento elettorale. Stesso discorso per quanto riguarda il lavoro, l'ambiente, le infrastrutture, la sanità e tutto il resto. La calma piatta è dilagante. E in questo modo nulla cambia.
Se l'Upi Lazio manda in frantumi le coalizioni
Ma è proprio impossibile provare a mettere in campo proposte legislative in grado di andare a dama? Sia in Parlamento che in consiglio regionale si possono presentare proposte di legge. Nelle diverse commissioni il lavoro legislativo resta prevalente. Poi ci sono gli emendamenti e altri strumenti importanti. Non è facile e non è un percorso breve. Ma quanti tentativi ci sono stati negli ultimi anni su tematiche fondamentali per il territorio? E soprattutto: su un argomento di primo piano (rifiuti, ambiente lavoro) è mai scattato il gioco di squadra tra parlamentari, assessori, consiglieri regionali e sindaci? No. Negli ultimi giorni a dominare il dibattito politico locale è quanto successo in sede di assemblea dell'Upi Lazio. Questo perché ancora una volta gli accordi trasversali hanno fatto la differenza. Il centrodestra si è spaccato, Forza Italia e Pd si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d'onda. E alla fine Alessandro Romoli (FI) è stato eletto presidente. Mentre Luca Di Stefano è riuscito ad ottenere la carica di vicepresidente, grazie ad una strategia politica ben articolata. Ma è quanto successo dopo che fa riflettere. Per quanto riguarda la Provincia di Frosinone, si è riaperta la frattura all'interno del Pd. E all'interno del gruppo lo scontro tra Enrico Pittiglio e Antonella Di Pucchio è stato durissimo. I consiglieri provinciali della Lega e di Fratelli d'Italia, dopo mesi di contrapposizioni, di silenzi e di situazioni kafkiane, si sono ritrovati d'accordo. Attaccando direttamente il forzista Gianluca Quadrini (vero regista dell'operazione) e indirettamente il presidente Luca Di Stefano. Quest'ultimo ha preso la palla al balzo per fare quello che probabilmente aveva in animo da tempo: rinviare (sine die) l'attribuzione delle deleghe. Ancora una volta le dinamiche di un ente intermedio (dove non votano i cittadini ma gli addetti ai lavori) fanno saltare accordi ed equilibri. Questo in realtà è assai significativo perché attiene al tema della reale rappresentanza del territorio. Con sempre meno spazi a disposizione per le caselle parlamentari e regionali, gli enti intermedi si stanno trasformando in una variabile assolutamente incontrollabile. I coordinatori regionali Paolo Trancassini (Fratelli d'Italia) e Claudio Durigon (Lega) hanno voluto aprire il caso politico con Forza Italia. «Il centrodestra non è un bus, dal quale si sale e si scende a piacimento», hanno scritto. Evidente che sono saltati degli accordi: all'Upi Lazio come alla Provincia di Frosinone. Ma il fatto è che ormai a decidere le strategie e le contromisure sono i diretti interessati. Il filtro dei partiti non funziona più. C'è pure un altro aspetto da considerare però. Un esempio: se alla Provincia si preferiscono intese trasversali e poi alla Regione invece si va avanti in un perimetro di coalizione è complicato capire quale sia davvero la linea. Proprio tale aspetto ha contribuito a disorientare sia i cittadini (il calo sistematico dell'affluenza non avviene per caso) che gli addetti ai lavori.
Appuntamenti senza tregua. Tutti sulla giostra
Nuova tornata elettorale a maggio. Si vota per le amministrative in quattordici centri della Ciociaria. In meno di un anno ci sono state le comunali (alle urne pure a Frosinone), le politiche, le regionali, passando per le provinciali e per un ente intermedio come l'Egato. C'è stato un clima di perenne campagna elettorale, il che significa che hanno dominato slogan, impegni e polemiche politiche. In primo piano ci sono gli assetti, gli equilibri, i rapporti di forza, gli assessorati, le deleghe. Quella che si vede poco è l'amministrazione, la soluzione dei tanti problemi sul tappeto.