Lo scontro è frontale. Da una parte il capogruppo Enrico Pittiglio, dall'altra Antonella Di Pucchio. Partito Democratico senza pace e la votazione all'Upi Lazio ha ulteriormente allargato il solco della frattura. Sullo sfondo anche il tema delle deleghe, che però a questo punto è secondario. Poche settimane fa sembrava essersi aperto uno spiraglio di ricomposizione dopo le elezioni del 18 aprile 2022. Quando Enrico Pittiglio e Alessandro Mosticone avevano sostenuto la candidatura alla presidenza di Luca Di Stefano, mentre Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi si erano schierati con Luigi Germani. Proprio la fase dell'assegnazione delle deleghe poteva rappresentare uno spazio di ritrovata condivisione.
Ma poi la votazione all'Upi Lazio ha cambiato tutto. Antonella Di Pucchio ha delegato Riccardo Ambrosetti, di FdI. Che alla fine non ha partecipato alla votazione seguendo la linea del partito. Antonella Di Pucchio ha sottolineato che aveva dato indicazioni di votare comunque per Di Stefano vicepresidente. Ma c'è anche il punto riguardante la linea globale del gruppo del Pd. Quindi una domanda destinata a rimanere sospesa: in quanti erano stati messi al corrente delle strategie di Luca Di Stefano?
A questo punto i livelli di contrapposizione tra le due correnti Dem sono altissimi. Da una parte Pensare Democratico di Francesco De Angelis, dall'altra Base Riformista di Antonio Pompeo. A proposito di Antonio Pompeo: mercoledì mattina è intervenuto all'assemblea dell'Upi Lazio come presidente uscente. Gli è stata consegnata una targa. Nella quale si legge: «Le Province del Lazio ricorderanno a lungo la serietà e la costanza del tuo impegno istituzionale e l'attività svolta come presidente di Upi Lazio dal 2018 al 2023. L'associazione non potrà mai ringraziarti abbastanza». In una nota dell'Upi Lazio si rileva che «ad aprire i lavori è stato il presidente uscente Antonio Pompeo, che ha ringraziato tutti i presidenti e consiglieri provinciali e la struttura dell'Upi Lazio per "i quattro anni ricchi di soddisfazioni per gli obiettivi raggiunti e per il difficile lavoro svolto nei momenti particolari legati all'attuazione della Legge Delrio"».
Sul piano strettamente politico però rimangono distanze incolmabili all'interno dei Democrat, anche e soprattutto nella prospettiva elettorale in relazione alle ormai prossime comunale. Specialmente a Ferentino. In un post sui social Antonio Pompeo ha scritto: «L'altra doveva essere una coalizione di centrosinistra, pur con primarie blindate, solo per pochi e dall'esito scontato. Con un colpo di bacchetta, invece, non è più un Campo largo ma extralarge per imbarcare di tutto e di più: presunti sostenitori convinti del Pd fino a Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e tanto altro ancora. Una cosa del genere non si era mai vista». E ancora: «Gli elettori delle primarie... si ritrovano un candidato alleato di centrodestra. Nascondono i simboli ma li ritireranno fuori subito dopo l'esito delle amministrative del 2023, costituendo i gruppi consiliari dei partiti di riferimento».
Nei due Comuni più grandi, Anagni e Ferentino, la situazione è nota. Il simbolo del Pd, per decisione dei circoli locali, è a sostegno dei candidati a sindaco Luca Santovincenzo e Alfonso Musa. Ma Pensare Democratico, la corrente maggioritaria del partito che fa riferimento a Francesco De Angelis, è a sostegno di Alessandro Cardinali ad Anagni e di Piergianni Fiorletta a Ferentino. All'orizzonte l'ennesima resa dei conti. Dopo le amministrative si aprirà una fase ulteriore all'interno del Pd. Una fase che si concluderà con il congresso regionale, vero spartiacque a questo punto. Per la segreteria in pole position c'è Daniele Leodori.